– Come descriveresti la vostra attività in poche parole?
Vivai-Pronatura è un’associazione ambientalista di volontariato che si occupa della conservazione della biodiversità naturale delle popolazioni vegetali, questo lo fa attraverso la raccolta di semi e la coltivazione in Vivaio di piante autoctone che vengono poi generalmente utilizzate dai gestori delle aree protette della Lombardia, ma anche dalle regioni confinanti. Il fine è quello di conservare le popolazioni naturali che sono presenti sul territorio.
Siamo nati nel 1987 come gruppo spontaneo presso il Parco Nord Milano e nel 1991, a Pozzo d’Adda, ci siamo costituiti come associazione di volontariato con lo scopo statutario di difesa della biodiversità. “Vivai Pronatura” www.vivaipronatura.it (in vivaio i / le volontar* lavorano con semi raccolti in natura nella Regione).
L’Idea di associazione è nata dal modo di fare vivaismo, ovvero evitare l’utilizzo improprio di semi e piante che metterebbe in pericolo la biodiversità. Siamo una ONLUS e l’attività che ci impegna maggiormente è la conduzione del Vivaio ProNatura, stazione sperimentale per la tutela della flora autoctona della Lombardia.
Siamo federati alla federazione nazionale “Pro Natura”, antica associazione ambientalista, forse la più antica d’Italia che risale al primissimo dopoguerra.
Nel 1996 abbiamo trasferito il Vivaio ProNatura a Rocca Brivio di San Giuliano Milanese, sulla base di una convenzione che prevedeva la costituzione di un Centro di cultura botanica, progetto attuato soltanto nella parte riguardante l’attività vivaistica.
Nel vivaio di San Giuliano milanese adesso sono presenti grossomodo 150 specie di piante autoctone. In tutto da quando siamo a Rocca Brivio ne abbiamo coltivate circa 200.000 di oltre 200 differenti specie.
Dal 1998 siamo attivi anche nel sociale, in quanto gestiamo una piccola serra all’interno del carcere di Milano San Vittore e ospitiamo persone in tirocinio orientativo e formativo, in carico ai servizi sociali o in esecuzione penale.
Stiamo portando avanti anche altre attività, tra cui una campagna di sensibilizzazione contro la caccia, ma non ci discostiamo dall’obiettivo principale che, è la conservazione delle specie autoctone rafforzando la biodiversità attraverso la sua dimostrazione pratica. Oltre a dirlo infatti noi le piante le facciamo anche, questo è molto complicato, perché richiede un’organizzazione, che per quanto rudimentale, è faticosa. Credo però’ che sia importante come esempio ed anche come occasione di educazione ambientale: il fatto di avere tante piante in un posto, sollecita l’attenzione e la curiosità rispetto ad un patrimonio che nella generalità delle persone neppure è nota la sua esistenza. Ad esempio, se dico “biancospino” tutti più o meno sanno che c’è qualcosa che si chiama biancospino, ma agganciarlo ad un dato di realtà è complicato per la maggior parte delle persone.
Siamo inoltre in contatto con il Ministero di Giustizia per l’accoglienza in Vivaio – volta a lavori socialmente utili – di ragazzi messi alla prova. Lavoriamo inoltre sulla Convenzione con il Parco nel pavese per prendere semi e piantarli in zone specifiche, facendo fronte alla scomparsa di piante autoctone in alcune zone del Parco. Di recente come Vivai Pronatura abbiamo collaborato anche con il WWF in alcune attività.
– Perché avete deciso di fare un campo o mini-campo SCI e che valore aggiunto ha avuto?
Credo che collaborare con altre associazioni sia importantissimo, perchè se sei un’associazione hai qualcosa da dire.
Prima ho spiegato lo scopo pratico ed il senso dello scopo pratico ma è ovvio che se tu fai qualcosa lo devi comunicare, se non lo comunichi non sei, non sei un’associazione, non ti inserisci nel contesto sociale. Quindi il contatto con altri gruppi associativi è estremamente importante, e questo è alla base.
Credo che ci siano molti valori condivisi tra noi ed il servizio civile internazionale. Questi valori sono sostanzialmente quelli che si possono esprimere con il termine di solidarietà, ovvero che come strutture associative riconosciamo il fatto che quello che facciamo lo facciamo insieme, non lo facciamo come singoli e diamo un senso a quella cosa che viene chiamata “società”. Siamo esseri umani che si esprimono come gruppo collettivo che porta avanti un obiettivo. Dentro il nostro statuto inoltre sono esplicitati i valori di solidarietà e pacifismo che portate avanti anche voi.
Naturalmente le attività sono complementari nel senso che voi cercate un’occasione di fare qualcosa di utile e noi crediamo di potervi offrire qualcosa di utile e cioè aiutarci nella gestione del vivaio.
Riassumendo: in primo luogo la necessità di comunicare, in secondo luogo trovare soggetti con esigenze complementari ed in terzo luogo la condivisione dei valori di base.
Questo non contiene il fatto che il rapporto è stato estremamente positivo, perché ci siamo trovati con delle persone con cui siamo andati molto d’accordo durante la realizzazione dei MiniCampo SCI in VIVAIO difendendo piante Autoctone in Lombardia
– State individuando delle prospettive dopo questa emergenza? Come possiamo collaborare ancora per superare questo periodo?
Come ambientalista non ho mai creduto che questo fosse il cigno nero che raccontano e cioè quell’evento inspiegabile ed inspiegato. Questa è un’evoluzione possibile ed anche immaginata di quello che è il nostro modo di vivere e di operare che richiede una risposta estremamente forte che però’ non vediamo.
Il contesto che avremo di fronte si evolverà sia relativamente alla salute della gente, sia per la susseguente crisi economica e la risposta politica che verrà data. Questo imporrebbe un ripensamento completo di tutte le cose che facciamo che potrà avvenire solo di fronte all’evoluzione delle cose. Dobbiamo immaginare un impoverimento generale, una riduzione delle possibilità di azione anche della pubblica amministrazione, che è esattamente il contrario di quello che sarebbe necessario, e forse anche una diminuzione dell’attenzione sulle questioni ambientale. Tutto questo non è prevedibile.
Ricordo mio padre raccontare che dopo la guerra, la gente veniva messa a fare lavori utili, come la manutenzione dei canali, in una logica keynesiana, nel darsi da fare per la collettività per distribuire le risorse. Il punto è che oggi le risorse non ce ne sono nemmeno più e che dipendiamo totalmente per la materialità delle cose dallo sfruttamento della terra.
Il mio epidemiologo di riferimento, Rob Wallace, che ha ricercato sulle cause dell’epidemia aviaria, sostiene che il virus ed il sistema socio-economico siano convoluti, per cui uno ha bisogno dell’altro ed uno rafforza l’altro. Questa teoria sembra genialmente verificata.
E’ necessario un cambiamento profondo che però’ non sembra interessare a molti.
Quello che è prevedibile e che noi siamo sempre molto interessati a collaborare con quelli che condividono i nostri valori. Sugli strumenti noi siamo poco flessibili, noi siamo un vivaio di flora autoctona ed andremo avanti in questo modo, come e per quanto non lo so.
Quello che è utile è quello che facciamo, perché questa è anche la dimostrazione che quando noi auspicavamo una società più giusta e più tollerante, più vicina alle esigenze dell’ambiente, più naturale, avevamo ragione e quello che è successo è anche perché le cose sono andate in modo opposto a quello è che auspicavamo. Esprimiamo un punto di vista corretto che continueremo a portare avanti.
Un Grazie a Franco di Vivai Pronatura
Marzia e Francesca per Servizio Civile Internazionale Italia