Pubblichiamo la testimonianza di Marija Melchiorre, volontaria SCI e coordinatrice del campo “Re-appropriation of historical buildings for public use”, tenutosi alla Cavallerizza Irreale di Torino la scorsa estate.
La mia storia inizia così:
Correva il 2007, è uscito il primo modello dell’iphone, è stata pubblicata la settima e ultima parte di Harry Potter, Martin Scorsese ha vinto il suo primo premio Oscar e per la prima volta abbiamo sentito Rihanna e la sua canzone Umbrella. Ed io, mi stavo preparando per le mie prime ferie da quando lavoravo come architetto in un studio.
Anche se qualcuno potrebbe pensare che gli architetti guadagnano bene, la realtà è molto diversa. In più, sono nata in un paese appena uscito da un passato burrascoso e noi cittadini avevamo bisogno di un visto per poter entrare in ogni altro Paese. Tre domande mi passavano per la testa: dove andare, come andare e con chi.
In quei giorni nuvolosi di ottobre passati a pensare dove andare in vacanza, mentre leggevo un articolo su un giornale online, sull’angolo dello schermo, appariva un annuncio con il titolo “Diventa volontario”.
Dopo le prime frasi dell’articolo, mi è stato chiaro. Quell’articolo era indirizzato proprio a me. Stavano parlando con me. Tutti i miei problemi sono scomparsi immediatamente: mi mandano un visto, ho un posto dove dormire, non sarò da sola, e mi sentirò molto utile contribuendo con le mie capacità.
La lista dei campi non era molto lunga. Ma c’è ne erano alcuni molto interessanti. La mia scelta cadde sulla Romania: “Transilvania Jazz Festival”. Non immaginavo nemmeno che tutta questa avventura, apparentemente normale, mi avrebbe cambiata completamente e che sarei tornata in Serbia come un’altra persona.
Il volontariato mi ha aiutato a visitare gran parte dell’Europa, ad incontrare persone interessanti, a cambiare la mia professione ed infine cambiare il paese in cui ho vissuto più di una volta, spingendomi ad imparare nuove lingue.
Con il passare del tempo volevo essere più coinvolta nel volontariato. Ho sempre sollevato l’asticella, anno dopo anno. Volendo essere sempre più parte attiva, con il tempo, sono diventata prima un capo squadra e poi una coordinatrice di campi.
Qualunque cosa abbia fatto in questi 10 anni, il volontariato è sempre stato parte integrante della mia vita. Quindi, venire in Italia per me significava cercare dove, con chi e quando fare volontariato. Così un giorno ho trovato il sito dello SCI Italia ed ho fato domanda per partecipare al corso di formazione per Camp Leader. Mi sentivo pronta ad affrontare una nuova sfida, questa volta in un nuovo paese e in una lingua per me abbastanza nuova.
Il corso di formazione per Camp Leader si è svolto a La Città dell’Utopia, e per la prima volta ho conosciuto lo SCI e questa bellissima struttura che ne è progetto locale. Con le nostre formatrici Alessandra e Claudia c’è stato subito un ottimo feeling. Noi, i futuri coordinatori dei campi, eravamo un gruppo piccolo ma ben affiatato, di diverse età, diversa nazionalità, ma per questo ancora più bello. Durante il corso abbiamo simulato un vero e proprio workcamp e ci siamo preparati per il prossimo passo: scegliere un campo.
Ero indecisa sul campo da scegliere, così è stato il campo che ha scelto me: “Cavallerizza Reale”, in un palazzo barocco nel centro di Torino! Con un programma rivolto al restauro e alla valorizzazione degli spazi comuni, il tutto condito da arte e teatro.
Il Cavallerizza per me ha rappresentato un bella sfida, era la prima volta che facevo un campo in Italia, la prima volta che facevo da Camp Leader e la prima volta che il Cavallerizza ospitava un campo internazionale. Ma come tutte le prime volte della vita è stata una esperienza indimenticabile, rimarrà per sempre nei nostri ricordi assieme alla passione e all’energia di tutti i 10 partecipanti internazionali provenienti da tutto il mondo (Messico, Niger, Polonia, Russia…), assieme a tutti i momenti belli ed alle sfide affrontate nei 14 giorni durante i quali abbiamo formato la nostra piccola comunità.
Questo campo ci ha aiutato a conoscerci meglio attraverso l’incontro tra culture diverse e l’inserimento in una comunità solida, espansa dalle nostre diverse nazionalità; differenti lingue si sono incontrate e “scontrate”, per raggiungere un accordo su come realizzare qualcosa di costruttivo che permettesse di esprimere il potenziale di ognuno di noi. Il tutto gestito in pura democrazia dove non esistevano gerarchie verticali, dove le parole di ogni partecipante hanno importanza. È stato un posto dove siamo riusciti a dare valore alle differenze senza giudizi, un modo di vivere la comunità molto diverso rispetto a quello in cui viviamo normalmente.
Questi 14 giorni sono stati giorni speciali lontani dalla solita routine quotidiana, riempiti da persone con cui abbiamo condiviso tutto: le loro storie, i loro sorrisi e la loro gioia. Tutto ciò è diventato parte della mia esperienza, della mia conoscenza e mi ha ulteriormente formato ed arricchito come persona.
Da quel lontano ottobre 2007, la porta di questo meraviglioso mondo di volontariato si è aperta, e non smette di accompagnarmi nella mia vita. Tutte quelle persone meravigliose che ho incontrato in questi 10 anni mi hanno reso quello che sono oggi.