ApprofondiSCI – Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne

In questo mese di novembre “L’Osservatorio Femminicidi Lesbicidi Trans-cidi (FLT)” di Non Una Di Meno (NUDM) ha già registrato 91 casi di femminicidi il 2022 in Italia.

La violenza di genere continua in una maniera strutturale e a livello internazionale, ed è in questo contesto che è stato organizzato il corteo nazionale “Non Una Di Meno! BASTA GUERRE SUI NOSTRI CORPI – RIVOLTA TRANSFEMMINISTA” a Roma il 26 novembre 2022, legato alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne (25 novembre).

Perché il 25 novembre?

Il 25 novembre 1960 sono state  stuprate, torturate e uccise, dalle forze dell’ordine le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), attiviste contro il dittatore Rafael Trujillo in Repubblica Dominicana. 

Successivamene, nel 1981, durante un  incontro femminista latinoamericano a Bogotà, si è scelta la data del 25 novembre o come “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, giorno che è stato poi riconosciuto ufficialmente dalle Nazioni Unite durante l’Assemblea generale nel 1993.

Perché manifestare e continuare ad agire?

La realtà continua a mostrare gli effetti di una struttura patriarcale sui corpi di donne trans e cis e su tutte le soggettività che sfidano il binarismo di genere. “L’Osservatorio Femminicidi Lesbicidi Trans-cidi (FLT)” di “Non una di meno” in Italia ha già contato 91 omicidi dall’inizio di 2022 per ragioni  di genere (https://osservatorionazionale.nonunadimeno.net/), di cui: 82 femminicidi, 3 trans*cidi e 6 suicidi (con sospetto di motivi di oppressione motivata dal genere).

Tuttavia, quando parliamo di violenza non facciamo riferimento solamente agli omicidi, punta dell’iceberg di una serie di violenze quotidiane, che vanno dal catcalling allo stalking, alle aggressioni sessuali, fisiche, economiche e psicologiche. Oggi infatti scendiamo in piazza per ribadire che la violenza di genere è un fenomeno strutturale. Nell’ottobre 2022 c’erano 244 dichiarazioni di stupro fatte alla polizia, tenendo conto però che, secondo le ricerche pubblicate dalla Convenzione di Istanbul, meno del 40% delle donne vittima di stupro cerca aiuto, e meno del 10% cercale forze dell’ordine a livello internazionale. Nel 2016, l’ISTAT ha stimato che Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni e 788 mila) delle donne in Italia ha subito nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subito violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi di violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila). 

La pandemia ha peggiorato ulteriormente la situazione di alcune donne e solo nel primo trimestre del 2022 sono state registrate 7 814 chiamate al numero 1522 (numero antiviolenza e stalking).

Per tutto questo parliamo di autodeterminazione: se la violenza è strutturale, dobbiamo cambiare il sistema alle radici, creando alleanze locali e globali, e rendiamo parola e camminiamo a fianco delle compagn* oggi per ribadirlo. 

Cosa intendiamo per femminicidio?

Parlare di femminicidio piuttosto che di omicidio fa la differenza, poiché il linguaggio è fondamentale. Usare il termine femminicidio ci mostra che la violenza ci tocca tutt*, la violenza di genere non è un problema individuale, ma un problema sociale. Le statistiche  in tutto il mondo dimostrano che c’è una violenza sistematica in direzione delle donne trans e cis e di tutte le soggettività che sfidano il binarismo di genere. Significa che questa violenza è il risultato di una cultura dello stupro e di una cultura patriarcale che impone un controllo e una violenza quotidiana sui nostri corpi.  

Il femminicidio si definisce allora come qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in ragione di una sovrastruttura ideologica patriarcale, per perpetuare la subordinazione e l’assoggettamento fisico o psicologico, fino alla morte.

Dare un nome a queste violenze e riconoscere la dimensione strutturale e culturale è importante. L’analisi di più di 16mila articoli pubblicati in Italia tra il 2017 e il 2019 mette in luce come i giornali normalizzano la violenza di genere, mostrano i diversi bias che rappresentano le violenze o le minimizzano. Si cerca di giustificare e individualizzare i crimini come atti di passione, romanticizzazione e la violenza: ad esempio dando la colpa a coloro che “non sono state al loro posto”, oppure vengono date delle informazioni sulle vittime che portano l* lettor* a spostare la colpa nei confronti di chi ha subito una violenza o ancora a guardare a quegli atti come ad azioni frutto di una follia isolata, piuttosto che di un sistema patriarcale.

 

In effetti, secondo l’ISTAT nel 2019, persiste in Italia il pregiudizio che addebita alla donna la responsabilità della violenza sessuale subita per ragione di vestiti, effetti di droghe o di non aver lottato abbastanza . Addirittura il 39,3% della popolazione ritiene che una donna è in grado di sottrarsi a un rapporto sessuale se davvero non lo vuole. Anche la percentuale di chi pensa che le donne possano provocare la violenza sessuale con il loro modo di vestire è elevata (23,9%). Per il 10,3% della popolazione spesso le accuse di violenza sessuale sono false. 

Continuare a portare la nostra voce e le nostre rivendicazioni piuttosto che lasciarla a strutture che perpetuano stereotipi è necessario. 

Perché una giornata internazionale ?

Secondo Amnesty International, una donna su cinque nell’Unione Europea ha subito qualche forma di violenza fisica e/o sessuale dal partner, attuale o precedente, dall’età di 15 anni. Nel mondo, i corpi delle donne vengono strumentalizzate nei conflitti e subiscono violenze di genere come hanno mostrato la guerra in Ucraina o l’oppressione delle nostre sorelle in Iran. È importante mantenere un aspetto globale per mettere in luce il sistema di oppressione di genere che ci tocca tutt*. Dalle minacce ai diritti di interruzione volontaria di gravidanza in Polonia, all’Iran, creiamo alleanze e alziamo la nostra voce.

 

“Non dimenticate mai che sarà sufficiente una crisi politica, economica o religiosa perché i diritti delle donne siano rimessi in discussione. Questi diritti non sono mai acquisiti. Dovrete restare vigili durante tutto il corso della vostra vita.” diceva già tanti anni fa, Simone de Beauvoir. Noi siamo pront*!