Pubblichiamo la testimonianza di Savio Musicco, un volontario che quest’anno ha partecipato al campo di Castelgrande 2019 dedicato ai temi specifici dell’archeologia, della storia e delle tradizioni locali nella regione Basilicata.
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Partire per un viaggio comporta delle scelte, non sempre ragionate, a volte si parte per passione, a volte per istinto. Il mio è stato un viaggio dettato dalla passione per la storia e l’archeologia. Pachamama in lingua quechua significa “Madre terra” inteso come luogo in cui tutto ebbe origine. In passato, avevo già partecipato ad uno scavo archeologico, ma il contesto era completamente diverso, eravamo tutti italiani, ci conoscevamo e gli strumenti di lavoro erano tutti cartacei, l’unica vera tecnologia era rappresentata dalla stazione totale che poteva essere utilizzata solo da un archeologo specializzato, quindi per me quello strumento è sempre stato un sogno nel cassetto. All’epoca, ero ancora un acerbo studente universitario di ingeneria informatica che conosceva a malapena l’inglese. Perchè scegliere un campo in Italia a circa due ore da casa? Qui è subentrata la parte istintiva del viaggiatore, sentivo di voler dare un concreto supporto logistico e mettere a fattor comune le abilità professionali maturate in questi anni. Come scoprirete dal mio racconto, il tempo mi ha dato ragione; i cassetti dei propri sogni, prima o poi, si aprono, basta saper pazientemente aspettare. Sono partito da Trani (BT) in Puglia alle cinque di pomeriggio del 24 Luglio 2019 con la mia Carmelita, una Fiat Croma, compagna di 200 mila chilometri, percorsi in Francia, Austria, Germania e ovviamente il lungo e largo per lo stivale. Carmelita era stracolma di bagagli, attrezzatura e viveri, degna di ogni tradizione partenopea, in cui, una mamma ti riempie il cofano prima di un lungo viaggio. Dopo circa due ore di viaggio, accompagnato dalla musica di Jovanotti, Caparezza, Queen e U2, sono giunto nella ridente cittadina di Castelgrande, dove ad attendermi c’era il coordinatore Rosario. Il campo era suddiviso in due turni, al mio arrivo, i volontari del turno precedente erano già partiti, peccato, perchè mi avrebbe fatto piacere conoscere, in prima persona, la loro esperienza di campo. L’accoglienza da parte dello staff di archeologi dell’università di Roma è stata molto cordiale, galeotta fu la macchina stracolma di leccornie, tanto da poter sfamare un intero reggimento. I taralli con il cuore di nocciola hanno sortito l’effetto “Cupido”, infatti sono stati divorati in una mezza giornata di scavo. Ad un giorno dalla fine del campo, ricevo ancora richieste per una nuova scorta di taralli da far pervenire nella nuova località di scavo in cui si sono spostati solo gli archeologi. L’impatto con la sala utilizzata come laboratorio post-scavo è stato pazzesco, sembrava un mix tra una centrale di lancio satelliti ed un magazzino high-tech, c’erano frammenti di vasellame accuratamente lavati e siglati in ogni dove. Essendo una persona molto tecnologica mi sono sentito subito a casa, sembravo un bambino a cui erano stati regalati dei giocattoli nuovi di pacca, anche se erano tutti abbondantemente infangati, a me non importava, erano lì tutti per me!
Dopo una conviviale cena sono andati tutti a dormire, mentre io sono rimasto a guardare fino all’una di notte tutte le meraviglie di cui sopra.
Il giorno seguente, con il coordinatore Rosario e Carmelita, ci siamo recati alla vicina stazione di Bella Mura per accogliere i tre volontari SCI: Domonkos, Sonia e Stefano, tre studenti proveniente da Ungheria, Spagna ed Italia. Grazie ai potenti mezzi della tecnologia, ci siamo persi, perchè il navigatore satellitare ha selezionato per noi una vecchia strada di campagna piuttosto che la strada di nuovissima costruzione non ancora segnalata sulle mappe. Al nostro arrivo, abbiamo trovato Stefano e Domonkos agli antipodi della piccola stazione, erano lì da più di un’ora e non si erano mai incrociati. Nel frattempo è arrivata anche Sonia e siamo partiti tutti insieme per il nostro viaggio tra le mille storie che ci attendevano a Castelgrande, Muro Lucano e Pescopagano. Il primo giorno di lavoro è stato caratterizzato da una accurata divisione dei compiti e dalle spiegazioni sul corretto uso delle attrezzature di scavo; è stato in quel preciso momento che ho realizzato uno dei miei sogni, imparare i segreti celati dietro la stazione totale “quella sconosciuta”. Questo fantastico strumento permette di rilevare le coordinate di un punto nello spazio; l’unione di tutti questi puntini, permette di ottenere la precisa posizione dei reperti archeologici su una mappa bidimensionale, più o meno come facevo da bambino quando univo i puntini per ottenere i disegni dei Puffy e Topolino.
Solo con un’immagine si può descrivere come si svolge una sessione di scavo archeologico, in cui si accarezza con cura la nuda terra Madre per estrarre, strato dopo strato, un frammento di storia appertenuto ad una civiltà vissuta 2000 anni prima di Cristo (età del Bronzo), periodo storico in cui non era ancora conosciuto il ferro e si usavano utensili in legno e pietra per cacciare, tagliare, cucinare e lavorare la terra.
Lo staff di archeologi si è mostrato da subito disponibile a fornirci tutte le spiegazioni per rendere al meglio tutte le possibili attività di scavo, tra cui l’utilizzo della trowel, del piccone e della pala. Sembrano strumenti banali da utilizzare, ma vi assicuro che c’è un corretto modo per impugnarli ed evitare inutili dolori alla schiena.
Ovviamente, la mia attenzione era rivolta all’attrezzatura fotografica high-tech. L’estensione dell’area di scavo e la presenza di alberi rendeva impossibile l’uso dell’attrezzatura telescopica per scattare foto dall’alto. Ed è in questo preciso momento che il mio fidato amico Zanzarino è entrato in scena come protagonista principale delle fotografie aeree.
Un campo SCI non è fatto solo di lavoro, anche se piacevole e stimolante, ma anche di tanti momenti goliardici, visite guidate ed escursioni. L’emozione raddoppia quando chi ti illustra il museo oltre ad essere il direttore è anche colui che ha scoperto, scavato ed allestito ogni singolo reperto del percorso museale; si percepisce l’emozione di chi ha sudato sette casacche per estrarre frammenti di storia lucana.
L’anno scorso, nel territorio di Muro Lucano è stata condotta una campagna di scavo in una grotta, per raggiungerla abbiamo percorso parte del letto di un fiume prosciugato ed un fitto sottobosco a circa 300 metri d’altezza. All’ingresso della grotta, come un flash, nella mia mente è apparso il cartone animato “The Croods” incentrato sulla vita di una famiglia preistorica vissuta per anni in una grotta con il timore di uscire all’esterno per paura dell’incognito. Il dottorando Alberto, uno dei membri dello staff scientifico degli archeologi, ci ha descritto tutti i retroscena ed i risultati della campagna di scavo della grotta.
Un altro affascinante luogo visitato è stato il telescopio dell’osservatorio TT1 di Castelgrande. Il ricercatore russo Sergey Shmaltz ci ha descritto e mostrato come vengono identificati i rifiuti spaziali e come in futuro verranno catturati per ripulire lo Spazio. Quella sera, il cielo era magicamente stellato, abbiamo quindi colto la ghiotta occasione per visitare un altro telescopio gestito dalla Pro Loco di Castelgande. Osservare gli anelli di Saturno è stato pazzesco, visti dal telescopio, non erano più grandi di una noce, ma sapendo che si trovano a 430 milioni di chilometri dalla Terra può dare l’idea del perchè sono cosi piccoli visti da un telescopio ottico.
Una spiacevole sopresa ci attendeva durante la visita alla tanto osannata Butterfly House di Castelgrande, in cui, ci aspettavamo di trovare decine di specie di farfalle giganti. La cupola è da anni in stato di abbandono perchè la
comunità locale non riesce a copire gli alti costi di gestione e manutezione. Chissà se un progetto SCI potrà in futuro occuparsi di questa opera pensata e voluta da uno dei più grandi sostenitori della città di Castelgrande, ovvero il biologo Guglielmo Gasparrini (1803-1866).
A voi cari lettori auguro di emozionarvi sempre difronte ad un tramonto, siate affamati di curiosità e salvaguardate ciò che ci rende parte attiva della nostra Terra; guardate il bicchiere sempre mezzo pieno anche quando tutto intorno a voi può sembrare torbido o ignoto, non fermatevi mai alle apparenze, ciò che può sembrare rude e coatto, spesso nasconde solo una tenera verità, abbiate quindi la pazienza di porgergli sempre una mano Amica e di attendere che si possa fidare di voi; le migliori amicizie nascono così!
Arrivederci al prossimo viaggio. SAVIO MUSICCO. Trani, 08 Agosto 2019