Come avete già potuto leggere sul programma, TuttInclusi cura con attenzione non soltanto l’esperienza di campo in sè, ma l’intero percorso del partecipante.
Infatti, prima di iniziare l’attività, i partecipanti seguono un percorso di formazione, attraverso il quale verranno guidati con cura e attenzione, rispettando le loro esigenze e bisogni individuali. Inoltre, spesso ci si dimentica e si corre il rischio di considerare la valutazione finale come una fase meramente “tecnica”, quando in realtà è qui che si comprende l’importanza di tutto il percorso svolto dal partecipante.
Ad esempio, quando torniamo dopo un viaggio, è molto bello raccontare ai nostri cari come è andata la nostra avventura, i nuovi incontri, chi abbiamo conosciuto, quali cibi abbiamo provato, quali luoghi abbiamo visitato. Il racconto, oltre a illustrare agli altri la nostra esperienza, ci permette di tornare a riviverla. Perciò il racconto è cruciale, non soltanto per comprendere gli aspetti positivi e negativi dell’esperienza, ma anche per utilizzarlo come strumento di partecipazione e attivazione sociale.
Inoltre, ci piace pensare che esistiamo anche perché qualcuno racconta, e qualcun altro ascolta, storie delle nostre vite. Raccontare è un modo di trasferire esperienze di vita, quell’esperienza che si è formata non soltanto con gli eventi in sé, ma anche con ciò che si è provato, sentito, immaginato. In qualche modo, raccontare ci aiuta a costruire la nostra identità.
In questi sei anni, abbiamo avuto l’opportunità di sentire tante belle ed emozionanti testimonianze dei partecipanti al programma, momenti di condivisione in cui scompaiono completamente le barriere linguistiche, i pregiudizi e le disuguaglianze, e ciò che rimane sono le voci di persone, i nuovi sapori, le nuove amicizie e la voglia di affrontare nuove sfide.
Qui potete trovare alcuni dei racconti TuttInclusi:
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