Dal 1° al 16 aprile, La Città dell’Utopia, il laboratorio culturale e sociale situato nel quartiere San Paolo di Roma, ha ospitato un gruppo internazionale di volontariə per un progetto ESC Teams del Corpo Europeo di Solidarietà (European Solidarity Corps). Il progetto ha riunito giovani provenienti da tutto il mondo con l’obiettivo di vivere un’esperienza comunitaria, culturale e formativa legata alla preparazione del Festival Internazionale della Zuppa di Roma e alla cura dello spazio in cui si trova “La Città dell’Utopia”, giunto alla sua 18ª edizione.
Quello che è nato non è solo un periodo di volontariato, ma un’esperienza trasformativa, dove l’incontro tra culture, lingue e storie personali ha generato nuovi legami, consapevolezze e prospettive per il futuro.
Una comunità temporanea: inclusione, collaborazione e scoperta
Elena, 19 anni, dalla Galizia (Spagna), e Matilde, 20 anni, dal Portogallo, sono due delle partecipanti del progetto. Nonostante siano alla loro prima esperienza in un progetto ESC, entrambe hanno raccontato con entusiasmo il valore di vivere e lavorare insieme in un ambiente multiculturale:
“Anche se la convivenza può sembrare complicata, c’è sempre un atteggiamento collaborativo. Questo rende tutto più facile”, racconta Elena.
“Il volontariato è anche un’esperienza educativa”, aggiunge Matilde, che studia Sociologia dell’Educazione e ha deciso di partecipare per integrare il suo percorso accademico con una dimensione più pratica e relazionale.
Nei primi giorni, i/le partecipanti hanno preso parte ad attività di team building ed educazione non formale, per creare un accordo comune e favorire un clima di inclusione e rispetto reciproco. Il gruppo si è poi dedicato al giardinaggio comunitario insieme al gruppo di ortoterapia, contribuendo alla cura degli spazi verdi del casale: un’attività che ha avuto un forte valore sociale e simbolico, legando volontariə internazionali e comunità locale attraverso il lavoro collettivo.
Imparare facendo: competenze pratiche e significato storico
Durante il progetto, i/le giovani volontariə non solo hanno partecipato a lavori manuali come il giardinaggio e la manutenzione degli spazi, ma hanno anche preso parte a laboratori culinari – come la preparazione degli gnocchi fatti a mano – e attività legate alla realizzazione di prodotti artigianali utilizzando erbe aromatiche e piante locali. Esperienze pratiche, semplici, ma dense di significato:
“Le attività rafforzano i legami”, spiega Matilde. “Anche solo lavorando insieme in giardino, si creano scherzi interni e momenti di complicità che rendono il gruppo più unito”.
Inoltre, attraverso le attività guidate da Constance e Brezita, le organizzatrici, i/le partecipanti hanno potuto conoscere meglio la storia politica e sociale di La Città dell’Utopia, un luogo nato da esperienze di resistenza, autogestione e lotta per i diritti. Per Elena, “sentire l’atmosfera che si respira qui, capire cosa rappresenta questo spazio per le persone che lo vivono, dà un senso più profondo al progetto”.
Cucina e memoria: raccontarsi attraverso la zuppa
Uno dei momenti più sentiti del progetto è stato l’avvicinamento al Festival Internazionale della Zuppa, un evento che celebra la diversità culturale attraverso la cucina condivisa. In vista del festival, i/le volontariə hanno condiviso i piatti tradizionali delle proprie terre, portando nel gruppo ricette cariche di affetto e memoria.
Matilde ha parlato del caldo verde, una zuppa tipica portoghese con cavolo, patate e chorizo, simbolo della sua famiglia. Elena, invece, ha raccontato del caldo gallego, un piatto ricco della tradizione galiziana con carne, verdure e legumi: “È la zuppa che faceva mia nonna, che mi rappresenta e che mi ha sempre fatto sentire a casa”.
Multilinguismo e comunicazione: la ricchezza del comprendere (anche senza capire tutto)
Un aspetto curioso e potente emerso dall’intervista è stato il dialogo tra lingue affini: Elena parla galiziano e Matilde portoghese. Due lingue molto simili, che hanno permesso un’interazione fluida ma anche momenti divertenti legati alle differenze linguistiche e culturali.
“All’inizio non sapevo se avrei capito il portoghese, ma ora mi rendo conto che è molto più facile di quanto pensassi”, racconta Elena.
“Non avevo mai sentito parlare galiziano prima, solo letto. Ora mi rendo conto di quanto siano simili”, aggiunge Matilde.
Il gruppo ha saputo adattarsi con gesti, parole in inglese o semplicemente con il desiderio genuino di comprendersi, imparando ogni giorno qualcosa di nuovo, anche sul linguaggio delle emozioni e del rispetto reciproco.
Il valore dell’azione: consigli per chi è indeciso
Una delle domande finali ha toccato un tema centrale: cosa dire a chi è indecisə o intimorito all’idea di partecipare a un progetto ESC? Le risposte delle due giovani sono state autentiche e piene di incoraggiamento:
“Se non lo fai, perdi molto di più”, dice Matilde. “Perdi la possibilità di conoscere nuove persone, di scoprire una città, di uscire dalla tua zona di comfort. È un’esperienza che ti fa crescere”.
“Io non ci penso troppo, agisco e basta. Ma anche se fa paura, il bello è proprio superare quella paura”, aggiunge Elena. “Ed è qui che inizia il cambiamento”.
Il Corpo Europeo di Solidarietà: una porta aperta sul mondo
Il progetto ESC Teams ospitato da SCI Italia a La Città dell’Utopia dimostra, una volta di più, come i programmi del Corpo Europeo di Solidarietà siano strumenti potenti per l’inclusione sociale, l’educazione non formale, la scoperta interculturale e la crescita personale.
Attraverso esperienze concrete e collettive, giovani da tutta Europa possono partecipare attivamente al cambiamento, imparando a vivere insieme, ad ascoltarsi, a riconoscere la ricchezza delle differenze e a immaginare nuove forme di comunità.
Il supporto dell’Unione Europea e dell’Agenzia Italiana per la Gioventù rende possibile tutto questo. Ma sono le storie, le mani sporche di terra, le risate a tavola e le parole condivise a rendere questa esperienza davvero indimenticabile.
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