Gruppo di persone che sorride all’aperto.

Oltre le barriere: educare con cuore tra Italia e Sri Lanka

Educatrice con anni di esperienza nel campo della disabilità, Annalisa ha scelto di trascorrere tre mesi in Sri Lanka per un tirocinio presso la Blue Rose School di Kandy. 

Immersa in una realtà scolastica molto diversa da quella italiana, si è trovata a confrontarsi con limiti strutturali, abitudini culturali e una profonda solidarietà quotidiana. In questo racconto, condivide le difficoltà affrontate, le lezioni apprese e la bellezza nascosta in un sistema imperfetto ma autentico.


Lo Sri Lanka è un paese che colpisce fin da subito, non solo per il clima caldo umido ma anche per la povertà, la disorganizzazione e, soprattutto, il calore con cui ti accolgono. Gli abitanti di questa nazione sembrano non preoccuparsi degli eventi o dei problemi finché non si trovano alle strette, cosa confermata anche dagli altri volontari presenti nel mio stesso periodo. Ma è proprio questa realtà incerta che ti prepara ad affrontare qualsiasi imprevisto ti capiti. 

Mi sono ritrovata a pensare che ho davvero fatto “di necessità virtù”, perché non mangio piccante, speziato e nemmeno troppo salato, ma in Sri Lanka non ho avuto alternative e, non solo mi sono abituata, ma oggi sento anche la mancanza di quel bruciore intenso.

Tre donne cucinano in cucina.

Ho svolto tre mesi di tirocinio alla Blue Rose School a Kandy. Venendo da una formazione educativa e diversi anni di lavoro nel settore della disabilità, ho notato fin da subito dettagli che mi hanno lasciata perplessa, come la presenza di scale per muoversi nella scuola, dislocata su diversi livelli perché costruita sul lato di una montagna. Le insegnanti hanno pause pranzo in contemporanea, lasciando le classi alla gestione dei genitori o di altri volontari.

Il lavoro del cooperante, però, non è quello di giudicare e dispensare consigli, ma si basa sul reciproco scambio. La mia professione di educatrice mi ha insegnato a sospendere il giudizio e indagare le motivazioni. Così ho fatto. Per scrivere l’elaborato finale per il master, ho intervistato il personale scolastico e alcuni genitori, scoprendo un mondo di solidarietà. 

In un paese povero come lo Sri Lanka, dove spesso mancano i fondi per garantire l’istruzione ai ragazzi con disabilità, le persone si aiutano e si sostengono. Le insegnanti non vanno a scuola per lo stipendio, ma per l’amore con cui svolgono il proprio lavoro, in cui riversano passione ed energia. Alcuni metodi educativi possono sembrarci superati, ma tutte loro sono consapevoli di avere tanto da imparare e sperano di ricevere conoscenza da questi scambi culturali.

Attività in aula con studenti seduti in cerchio.

La preside della scuola si impegna ogni giorno per tenere in piedi una realtà precaria, incoraggiando le insegnanti a formarsi e i genitori a portare i propri figli a scuola. Tutti riconoscono l’importanza della sua guida quasi materna, che si riflette nell’atmosfera accogliente della scuola. 

Questa esperienza, seppur breve, mi ha confermato che c’è ricchezza in ognuno di noi e che si cresce solo quando si è disposti all’incontro e al dialogo con l’altro. 

Sono stati tre mesi complessi che mi hanno fatto scoprire un paese ricco di natura selvaggia, paesaggi incontaminati e gente pronta a sorridere e aiutarti, dimostrando che ciò che fa lo fa con profonda passione.

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