Cosa troverai durante una formazione al volontariato con SCI Italia? Alcunə partecipantə alla formazione in Lombardia te lo raccontano!

Per alcune/i gli incontri di formazione al volontariato internazionale con SCI-Italia sono stati una scuola di vita, per altre/i un modo per conoscere meglio se stessi e gli altri, per altre/i ancora semplicemente la via per fare chiarezza sull’esperienza durante un progetto di volontariato internazionale.

Durante l’ultimo incontro di formazione al volontariato internazionale svolto a Cesano Maderno insieme al supporto del gruppo regionale SCI-Lombardia e altri attivisti e attiviste, tre dei suoi partecipantə hanno voluto condividere con noi come sono state le loro esperienze durante la formazione.  Simone Sgarbossa ci riferisce:

“L’importanza del terzo settore e di chi lo compone è un elemento non trascurabile per la società odierna e va supportato e valorizzato. Grazie al mio percorso scolastico, le esperienze lavorative e le iniziative a cui preso parte mi sono reso conto che è quello a cui voglio dedicarmi mettendo in gioco le nozioni e le abilità acquisite in questi anni. La voglia di partecipare a un nuovo tipo formazione in questo ambito è arrivata quindi in maniera spontanea. Partendo dall’educazione non formale, già adottata in altri contesti, ho potuto approfondire temi, criticità e opportunità di cui avevo solo poche informazioni. Un approccio aperto e propositivo sono necessari per affrontare tutto ciò, la formazione e le persone che la svolgono si rivelano fondamentali nell’ indirizzare verso quelli che sono gli obbiettivi e le priorità di una organizzazione come lo SCI. Personalmente sento di aver guadagnato molto grazie a questa formazione e sono sicuro che ne seguiranno molte altre perché è un percorso dalle mille strade in cui ognuno può fare la differenza!”

Ricordiamo che dopo due anni, è di nuovo possibile partire per un campo di volontariato al di fuori dell’Europa. Perciò, se vuoi partire per un progetto di volontariato internazionale in Asia, Africa, Mediterraneo e America Latina, la partecipazione agli incontri è obbligatoria. Se lo spirito di un progetto di volontariato internazionale è lo stesso in Svizzera come in Ghana, in India o Nicaragua, ben diversi sono la situazione che lo ospita, i messaggi e gli stimoli da inviare e da ricevere. Sara Buonfiglio ci racconta la sua esperienza durante la formazione:

“Ho scelto di fare questo corso inizialmente per dare adito alla curiosità di capire come lo SCI gestisce le esperienze di volontariato all’estero, conoscere la sua filosofia ed etica. Posso adesso confermare che quella che ho vissuto in quel weekend è stata una piacevolissima scoperta. Trovarsi immersi in un clima di convivialità così travolgente in soli 2 giorni è stato molto emozionante, è stata una fuga dalla quotidianità oppressiva e frenetica della grande città, è stato prendersi il tempo per riflettere e alimentare quello spirito di umanità e senso di benevolenza che alcune volte si dimentica di avere, ma che va nutrito in ognuno di noi. E’ stato bello imparare a relazionarsi, confrontarsi con modi di agire e pensieri anche diversi, capire come gestire il gruppo ed i conflitti, rapportarsi in un contesto quotidianamente inusuale quale la casa famiglia. Le mura di quel casale, la sua poesia e libertà  sono state l’ambiente ideale per poter alimentare queste riflessioni.  Le cose che più mi porto da questo corso sono la bellezza della condivisione e dello stare insieme e la bellezza del gioco, che è la chiave per vivere le difficoltà della vita con uno spirito leggero ma allo stesso tempo profondo ed efficace. Mi ha molto colpito l’approccio all’educazione non formale attraverso il gioco, mi era già capitato di utilizzarlo in un’altra esperienza di volontariato come mezzo alternativo e più efficace per insegnare italiano a stranieri neoarrivati, ed i risultati sono stati molto appaganti sia in termini educativi che relazionali.  La scoperta di nuove forme di gioco vissute in questo corso mi hanno fatto capire l’importanza della relazione e del senso di uguaglianza che si deve instaurare tra l’educatore e l’educando, al fine di non alimentare disparità o superiorità di una delle 2 parti. Ho capito da questo corso che bisogna semplicemente porsi al pari di chi si ha di fronte, partendo dal presupposto che si è tutti uguali, fratelli, collaboratori, si è in grado di aiutarsi gli uni gli altri“.

Inoltre, nel corso di tali incontri nella regione della Lombardia, è stata realizzata la formazione preparatoria per coordinatori e coordinatrici di campo di volontariato in Italia.  Simone Shawn Cazzaniga, uno dei suoi partecipanti, ci racconta:

“Mi chiamo Simone, ho 25 anni e nella vita sono (ancora per poco, si spera!) studente di ingegneria. Ho deciso di partecipare alla formazione coordinatori del Servizio Civile Internazionale perchè volevo cominciare a “dare qualcosa indietro” a un mondo che mi ha dato tanto durante molte estati passate a fare volontariato, e per contribuire a far ripartire le attività ancora più intensamente rispetto a prima della pandemia.

La filosofia della formazione per così dire è chiara fin dai primi minuti: qui si impara giocando. Funziona a tutte le età e fa sentire subito a proprio agio, anche davanti a perfetti sconosciuti. Con quegli sconosciuti poi ci si ritrova a riflettere, sempre tramite attività “alternative” e giochi, sulle proprie esperienze passate di volontariato, sulle aspettative e paure per coordinare o anche “solo” partecipare a un campo, sul ruolo sociale, politico e comunicativo che quel campo ha nel mondo. Ho particolarmente apprezzato l’attenzione che SCI ha riservato ad educare all’agire nella consapevolezza del nostro passato coloniale, al comunicare e usare in modo diverso dai nostri antenati il potere che ancora ne deriva e che volenti o nolenti ereditiamo.

Anche il contesto in cui si svolge la formazione è funzionale ai temi trattati: vivere insieme a dei perfetti sconosciuti per due notti, condividere anche gli aspetti più semplici o intimi della quotidianità, come lavare i piatti o spazzolarsi i denti nello stesso bagno, è qualcosa che non si è più abituati a fare dai tempi delle scuole. È un esercizio di sincerità, spontaneità e fiducia, costringe a mettere in gioco le fondamenta della propria capacità di relazionarsi con gli altri e fa riemergere evidenti le proprie forze e le proprie paure, altrimenti mascherate involontariamente dagli automatismi della maggior parte delle nostre interazioni quotidiane, spesso rigide e impostate. Per usare una frase forse un po’ poetica, in questo modo si impara a stare insieme, e in qualche modo a lavorare insieme su se stessi”.

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