Sara ha preso parte allo scambio giovanile Eramus+ “Stepping into Peace”, lo scambio giovanile organizzata dal Servizio Civile Internazionale e ospitato dall’associazione “Uluslararası Gençlik İnisiyatifi” a Diyarbakir, dal 13 al 21 maggio 2024. Questo progetto ha coinvolto un gruppo diversificato di trentasei partecipanti provenienti da sei paesi: Armenia, Georgia, Italia, Spagna e Polonia.
Durante l’esperienza, i partecipanti si sono dedicati alla riflessione su temi cruciali come “Cos’è la pace?” e “Cos’è il conflitto?”, sfruttando metodologie di educazione non formale. Le attività proposte durante lo scambio includevano discussioni di gruppo, coinvolgenti giochi di ruolo e workshop nazionali, che hanno offerto un’opportunità unica di condivisione di esperienze e narrazioni storiche tra i rappresentanti dei vari paesi.
Inoltre, prima della partenza, Sara ha preso parte agli incontri di formazione sul volontariato internazionale tenutisi questa primavera a Roma. A seguire, con entusiasmo, condividerà la sua esperienza in dettaglio:
Mi chiamo Sara, ho 22 anni e ho recentemente conseguito la laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali alla Sapienza di Roma. Dopo la laurea, ho deciso di prendermi una pausa dagli studi fino a settembre per dedicarmi ad esperienze di lavoro e volontariato.
La mia prima esperienza di volontariato è stata a Gaziantep, in Turchia, dove ho trascorso due mesi coinvolta in attività di educazione non formale. È stato un periodo molto arricchente, durante il quale ho imparato l’importanza di metodi di insegnamento alternativi che utilizzano giochi, musica e arte per spiegare e comprendere concetti complessi. Questa esperienza mi ha fatto desiderare di partecipare a un altro progetto, questa volta con un focus sul training, per approfondire queste modalità innovative di apprendimento.
Grazie a una ragazza conosciuta a Gaziantep, sono venuta a sapere dello a Diyarbakir. Era perfetto per me: un’esperienza breve ma intensa, che mi permetteva di continuare a esplorare la regione che tanto mi affascinava. Una volta iscritta, ho capito quanto fosse cruciale la formazione prima della partenza. In passato avevo partecipato a un WorkCamp di breve termine con SCI Italia in Slovacchia senza una formazione pre-partenza e questa volta mi sono resa conto di quanto la formazione fosse fondamentale per comprendere meglio il contesto e le dinamiche del gruppo.
Arrivata a Diyarbakir, ho potuto constatare che la formazione mi aveva aiutata. Molti dei partecipanti non avevano avuto questa opportunità, e alcuni loro comportamenti riflettevano una mancanza di consapevolezza che la formazione avrebbe potuto colmare. Alcune delle attività che avevamo già fatto durante il weekend di formazione al volontariato internazionale a “La Città dell’Utopia” si sono ripetute durante lo scambio ma generando dibattiti intensi e coinvolgenti, offrendo nuovi punti di vista e spunti di riflessione.
Uno dei momenti più significativi a Diyarbakir è stato il “pranzo mondiale”, un’attività di role play che ha evidenziato le ingiustizie e le dinamiche di potere nel mondo globale. Divisi in due gruppi, uno rappresentante il Nord del mondo e l’altro il Sud, abbiamo sperimentato in modo diretto la disuguaglianza. Il Nord aveva tavoli riccamente imbanditi, mentre il Sud quasi nulla. Questo gioco ci ha costretto a confrontarci con situazioni di privilegio e privazione, e ha suscitato reazioni forti e discussioni profonde nel gruppo.
La mia esperienza a Diyarbakir non è stata solo formativa, ma anche emotivamente intensa. Confrontarsi con culture diverse e con persone dalle opinioni e valori spesso opposti è stato arricchente. Abbiamo discusso di temi delicati come l’aborto, spesso scontrandoci, ma sempre in modo costruttivo. È stato un vero esercizio di apertura mentale e di crescita personale.
Per chi desidera intraprendere esperienze di volontariato in contesti complessi come il Kurdistan o altre regioni con equilibri socio-politici delicati, il mio consiglio è di prepararsi adeguatamente. Informarsi sul contesto storico e politico, seguire una formazione adeguata e ascoltare attentamente chi vive sul posto sono passi fondamentali per vivere queste esperienze in modo consapevole e rispettoso.
In conclusione, il volontariato internazionale mi ha permesso di crescere, di sviluppare nuove competenze e di aprire la mente a prospettive diverse. È un percorso che consiglio a chiunque desideri mettersi in gioco e contribuire in modo significativo alla società, scoprendo al contempo se stessi e il mondo che ci circonda.