La mia esperienza come volontaria dell’European Solidarity Corps – Da Dalila Ferrari

Mi chiamo Dalila e ho 27 anni. A Settembre 2021 sono partita da Roma per fare la volontaria ESC in Belgio, più precisamente a Gent, per un anno.

Perché ho deciso di partire come volontaria ESC?

Mi sono laureata in Mediazione Linguistica e durante il mio percorso di studi, mi sono accorta che non volevo assolutamente lavorare in questo ambito. Non mi piacevano i miei studi e non riuscivo ad immaginarmi a fare per tutta la vita un lavoro che non mi desse soddisfazioni. Ho faticato tanto per laurearmi, sono stata bocciata più volte in un esame che mi ha reso la vita impossibile e una delle lingue che avevo studiato tra l’altro, non mi piaceva proprio. Ho concluso i miei studi ma ne sono uscita estremata; perciò, la sola idea di rimettermi subito a studiare mi terrorizzava, anche perché non sapevo ancora che percorso seguire. Sentivo la necessità di prendermi un periodo di pausa per capire cosa volessi fare. E in più, sentivo un bisogno enorme di passare un po’ di tempo fuori casa, possibilmente all’estero, visto che non avevo avuto la possibilità (o coraggio) di fare l’Erasmus all’università.

Durante il mio ultimo anno, ho iniziato particolarmente ad interessarmi al campo della comunicazione, in particolare dei social media e ho pensato che sarebbe stata una buona idea approfondire ulteriormente le mie conoscenze e cercare magari qualche lavoretto o tirocinio nell’ambito. Purtroppo, però, le mie esperienze erano minime e in Italia non riuscivo a trovare nulla, finché il mio ragazzo non mi parlò dell’European Solidarity Corps e così iniziai ad informarmi.

L’European Solidarity Corps mi sembrava la soluzione perfetta! Se fossi riuscita a trovare un’offerta interessante che combaciasse i miei interessi, le mie conoscenze e le mie passioni e ovviamente ad essere accettata, avrei fatto la mia esperienza all’estero, avrei imparato una nuova lingua, avrei conosciuto nuove persone, avrei imparato cose nuove e ovviamente, avrei fatto qualcosa di utile e buono per la nostra società!

 

La ricerca della Hosting Organisation

Fondamentale durante la ricerca della Hosting Organisation è farsi qualche domanda prima: 

  • Dove mi piacerebbe andare?
  • Per quanto tempo?
  • In quali ambiti mi piacerebbe fare volontariato?
  • Quali sono i miei obietti e cosa vorrei imparare?

Per me è stato facile perché avevo tutto chiaro!
Volevo assolutamente andare in Belgio perché nei miei piani a lungo termine, vedevo il mio futuro lì, quindi ero disposta ad andarci anche per un anno. Volevo imparare assolutamente di più sull’ambito della comunicazione e dei social media ma per me era fondamentale trovare un’organizzazione che inglobasse come temi principali ‘climate action’ e ambiente, sostenibilità e diritti umani.

Dopo aver fatto domanda per alcune organizzazioni senza molto successo, un giorno ho ricevuto una mail da parte di Gent Fair Trade, invitandomi a fare domanda per la loro organizzazione, a Gent, nelle Fiandre, la quale all’epoca ancora non faceva del tutto parte del progetto. 

Ho fatto domanda senza esitare troppo! Gent Fair Trade inglobava perfettamente tutto ciò che cercavo per la mia esperienza ESC! E dopo aver fatto l’interview, qualche giorno dopo ho ricevuto la risposta positiva! Potevo finalmente iniziare la mia esperienza!

 

Gent Fair Trade

L’ho pensato fin dal momento in cui ho ricevuto la proposta e ne ho avuto la conferma per tutta la durata del mio progetto, non potevo capitare in un’organizzazione migliore!

Gent Fair Trade è una piccola organizzazione, partnership tra la città di Gent e Oxfam che si occupa di promuovere uno stile di vita sostenibile, principalmente mercato equo e solidale e più nello specifico, la moda equa (quindi dal punto di vista dei diritti umani e dal punto di vista ambientale). Era veramente in linea con i miei interessi e con la mia personalità e per tutta la durata del mio progetto, non ci fu un solo momento in cui mi sono pentita di dove fossi e di cosa facessi.

(Il mio fantastico team da sinistra: io, Sarah, Marie, Nieves, Laura, Christophe, Dora e Jonathan)

 

Come già menzionato, Gent Fair Trade ancora non era pienamente parte del progetto quando ho fatto domanda, quindi una volta accettati come Hosting Organisation, io e un’altra ragazza spagnola della mia stessa età, Nieves, abbiamo avuto l’onore di essere le prime volontarie ESC!

(un’italiana e una spagnola non potevano non andare d’accordo!)

 

Il mio coordinatore Jonathan è una persona d’oro. Durante tutta la durata del mio progetto, è stato ovviamente il mio supervisore, ma è stato anche un amico. Non so se questo sia dovuto alla poca differenza d’età o comunque agli interessi simili, ma sia io che Nieves ci siamo sempre sentite fortunate ad averlo come nostro coordinatore. E credo che questo sia stato proprio fondamentale a rendere la nostra esperienza a Gent Fair Trade così bella e piacevole!

A Gent Fair Trade ho conosciuto delle persone fantastiche. È vero che nella maggior parte dei casi siamo solo in 3, ma ogni tanto arrivavano dei tirocinanti universitari. E tra gennaio e aprile ho conosciuto Dora, Laura e Marie e insieme a Nieves, abbiamo formato un bel gruppetto. Quando c’eravamo noi 5, l’ambiente a Gent Fair Trade era qualcosa di unico e magico. Le risate non mancavano mai e il divertimento era assicurato. E ogni volta che un tirocinio finiva, Jonathan non mancava a nessuno la festa di saluto a fine giornata lavorativa, con torta e cava.

 

Il volontariato come Communication Officer

Il mio primo giorno fu un’ondata di informazioni. Dopo essere andata insieme a Jonathan e a Nieves a prendere il computer e il telefono aziendale, siamo andati in ufficio, dove abbiamo conosciuti altri colleghi, membri di altre organizzazioni e progetti e dove Jonathan ci ha illustrato e spiegato il concetto di Gent Fair Trade. Ammetto che all’inizio ero un po’ confusa, ero sommersa da informazioni, nomi, cose e mi ci sono volute quasi due settimane per iniziare a capire bene quale fosse il mio ruolo e cosa dovessi fare.

Ora, veniamo al dunque. Cosa faccio io da volontaria come Communication Officer? Com’è strutturata la mia giornata? E la mia settimana? 

La mia settimana lavorativa è di 30 ore divise in 4 giorni, dal lunedì al giovedì. I volontari ESC, infatti, hanno un giorno libero a settimana (oltre al weekend).

La mia giornata lavorativa può iniziare tra le 8 e le 10, l’importante è che comunque a fine settimana io abbia completato le mie 30 ore. Per me in ogni caso, la giornata inizia sempre alle 9, secondo me l’orario perfetto.

Il mio ruolo da volontaria è quello della Communication Officer, il che vuol dire che io sono responsabile dell’assistenza alle attività di comunicazione di Gent Fair Trade (sempre, comunque, sotto la direzione del mio coordinatore). Questo include anche l’elaborazione di strategie di comunicazione, la creazione di contenuti (online e offline), supporto nell’organizzazione di eventi e molto altro!

Durante la mia permanenza a Gent Fair Trade come volontaria, sto facendo e imparando molto! Non solo, infatti, gestisco i social media creando i contenuti per la nostra organizzazione, ma anche per i nostri partner (Oxfam e Komaf Koffie). Ogni tanto mi occupo anche di interviste, di scrivere articoli, di creare comunicazione offline per eventi organizzati da noi e dai nostri partner (poster, volantini, riviste) e ovviamente della corrispondenza con altre organizzazioni e partner. 

(A sinistra: intervista a Dobet Ghanoré; a destra: intervista a Lisa, un’imprenditrice sostenibile di Gent)

Un’altra cosa che faccio quando occorre è ovviamente aiutare l’altra volontaria, Nieves, quando io ho poco da fare e lei invece ha un po’ troppo. Abbiamo ruoli ben distinti ma comunque ci aiutiamo a vicenda. Specie quando organizziamo eventi, perché ovviamente, l’unione fa la forza!

 

Vivere a Gent

Gent è la terza città più grande del Belgio dove Bruxelles e Anversa e si trova nelle Fiandre (regione dove si parla fiammingo). Io vengo da Roma, quindi per me Gent è una città molto piccola, nonostante conti più di 260 mila abitanti. Inoltre, Gent è una città universitaria e questo vuol dire che è pieno di ragazzi della mia età e piena di eventi fichissimi dove conoscere gente. 

E non solo! Gent ha vari parchi dove andare a fare un pic-nic con gli amici durante le belle giornate, così come il punto panoramico del Graslei, sul canale, dove di solito ci si va in compagnia per bere una birra e mangiare patatine fritte. Semplice, ma comunque bellissimo! 

Il centro di Gent ospita inoltre, il beffroi simbolo dell’indipendenza di Gent, nonché uno dei più belli d’Europa, alto oltre 90 metri, è anche patrimonio dell’Unesco e la vista dall’alto sul centro della città è qualcosa da togliere il fiato. 

Gent è una città molto sicura e sento il dovere di smentire quanto si dice sui belga e in particolare sui belga fiamminghi. Non è vero che sono una popolazione fredda. È vero che ci tengono molto alle regole, è vero che non amano il contatto fisico ed è vero che sono meno ‘caciaroni’ di noi italiani, ma tralasciando questo, sono un popolo meraviglioso. Aperti, pronti ad accoglierti e ad aiutarti, disponibili e gentili. 

Ma ci sono due cose che mi hanno fatto innamorare di questa città particolarmente. 

La prima è che Gent è una città green e sostenibile. Non a caso, nel 2018 ha vinto il premio Europeo per la sostenibilità e quest’anno ha vinto cinque dei dodici Belgian Vegan Awards. Infatti, se sei vegetariano (come me) o vegano a Gent, non avrai mai la difficoltà a trovare un posto dove mangiare, piuttosto, avrai la difficoltà della scelta perché le opzioni sono varie.

Oltre alla lista lunghissima di ristoranti veg e vegan, ci sono ovviamente una lunga lista di ristoranti e negozi vari Fair Trade (che Gent Fair Trade promuove) e iniziative come Let’s save food, che vende cibo che sta per scadere a basso prezzo, per evitare lo spreco alimentare (ottimo anche per noi esc che abbiamo il pocket money abbastanza limitato!)

La seconda, è anch’essa collegata parzialmente alla prima, ma riguarda la mobilità. Io non mi muovo mai in autobus e raramente mi muovo a piedi, questo perché Gent è una città bike-friendly. Abbiamo tutti la bici e per quanto mi riguarda, è una parte fondamentale di me. La uso e la prendo per muovermi in qualsiasi circostanza. Non solo è comoda e veloce, ma è ottima per la salute e ovviamente per l’ambiente!

 

On Arrival training

L’On arrival training è un incontro che tutti i volontari ESC devono fare all’inizio della loro esperienza. Questo training serve non solo a prepararti al volontariato (e quindi a spiegarti quello che la tua sending organisation già ti ha spiegato all’inizio), ma anche a farti conoscere di più sul paese e sulla cultura in cui ti trovi e ovviamente, a conoscere nuove persone, altri volontari. Questo è fondamentale perché per alcuni, questa esperienza può essere molto ‘solitaria’ e ai training avrai la possibilità di conoscere e legare con altre persone che magari stanno nella tua città o in città diverse (e in quel caso avrai la scusa perfetta per fare un viaggetto ed esplorare il paese in cui ti trovi!)

Il training si basa molto sul team building. Ci sono attività organizzate atte a renderci più consapevoli della nostra esperienza, dei nostri diritti e dei nostri doveri come volontari, altre sono più improntate semplicemente farci conoscere meglio e altre ancora appunto a conoscere il paese. Gli organizzatori, tuttavia, sono sempre aperti a nuove idee e ad organizzare attività proposte da noi volontari.

La sera invece, dopo cena, abbiamo il nostro tempo libero, in cui gestiamo noi il bar, la musica, i giochi e il divertimento.

Il mio training è stato 5 mesi dopo il mio arrivo per via del covid; solitamente dorebbe essere quasi in concomitanza con gli arrivi, cosi da essere preparati al periodo che viene, quindi, diciamo che dal punto di vista delle conoscenze sul Belgio, ero già pronta, ma è stato comunque utilissimo perché ho conosciuto persone simpaticissime!

Solitamente oltre al training di arrivo, c’é quello intermedio, dove invece siamo noi ad aiutare e consigliare i nuovi volontari appena arrivati. Purtroppo non ho avuto l’occasione di andarci perché qualche giorno prima sono stata molto male e ho dovuto curarmi con gli antibiotici. 

 

Fair Fashion Fest

Il Fair Fashion Fest è un evento biannuale che avviene intorno alla seconda settimana di Aprile, in ricordo del crollo del Rana Plaza a Dhaka nel 2013. Il festival solitamente dura un weekend in cui ci si immerge nella moda equa e solidale, ci sono workshops, ‘conferenze’, sfilate, esibizioni e mercatini, con gran parte dei brand sostenibili di Gent.

Fin dall’inizio del mio progetto ESC, il focus fino ad Aprile è stato il Fair Fashion Fest, per cui ho lavorato e promosso tramite comunicazione quotidiana online, perché quest’anno il festival è stato organizzato in grande. Abbiamo avuto infatti, due location diverse e abbiamo organizzato anche uno swapping di vestiti di seconda mano.

L’organizzazione del Fair Fashion Fest è stata lunga e intensa, il tutto è coinciso con il ritiro di paternità del mio supervisore per un breve periodo, l’aggiunta della sua sostitutrice e l’on-arrival training, la tensione era tanta, ma l’entusiasmo non mancava, principalmente perché al momento c’erano le tirocinanti, con cui andavo molto d’accordo, quindi nonostante il lavoro duro, il divertimento non mancava mai.

Il mio lavoro però non si è fermato solo alla comunicazione online e offline del grande evento prima, durante e dopo, ero infatti, uno dei coordinatori del festival, uno di quelli che ha aiutato durante il montaggio e smontaggio dell’attrezzatura e uno di quelli a cui i visitatori potevano fare domande qualora avessero dubbi.

A fine settimana, abbiamo contato più di 2000 visitatori, il che per me è stato un gran successo, perché tutta la parte della comunicazione era stata fatta da me e questo mi rendeva molto fiera, in quanto voleva dire che avevo fatto un buon lavoro. Ci sono stati imprevisti e ci sono stati piccoli problemi, ma alla fine tutto si è risolto per il meglio. E a fine festival, ci siamo tutti concessi un brindisi con cava e altre bevande avanzate. E ovviamente, un riposo meritato di 2 giorni.

 

Progetti vari

Dopo il Fair Fashion Fest, il carico di lavoro è diminuito molto. Ed è stato in quel momento che sono subentrati altri vari ‘progetti’ e collaborazioni. Ho potuto concentrarmi un po’ di più sul progetto Komaf Koffie, ovvero, un progetto sociale atto ad integrare gli immigrati, facendoli diventare baristi e offrendogli corsi di olandese, il tutto mentre vendono caffè fair trade su una macchinina ecologica che gira per la città. Il coordinatore di questo progetto si chiama Michiel e insieme abbiamo iniziato a comunicare settimanalmente il calendario e gli spostamenti del coffee car a Gent.

Un’altra collaborazione è stata con il communication team di Oxfam, dove andavo a lavorare 1 volta a settimana. Insieme a Ilke, Fien e Lynn, pensavamo a contenuti da condividere e organizzavamo giornate di shooting. L’idea era quella di promuovere i prodotti di Oxfam senza pensare solo al marketing e alle vendite, ma anche raccontando le storie dietro quei prodotti, dietro i marchi, dietro la produzione di essi e di rendere bello qualcosa che di solito non viene visto così.

(qui sono diventata modella per un giorno, per lo shooting dei vestiti sostenibili di Oxfam)

A Maggio abbiamo anche partecipato ad una conferenza a Namur (in Vallonia, la parte francofona del Belgio) per una conferenza con le comunità del commercio equo e solidale del paese.

Erano coinvolte alcune organizzazioni come Fair Trade Belgium, Fair Trade Gemeenten e TDC Enabel e tutte hanno parlato dei loro progetti e delle iniziative nelle loro città e di come promuovere il commercio equo e solidale.

Anche la mia organizzazione Gent Fair Trade è stata invitata a parlare di come promuoviamo il commercio equo e sostenibile a Gent. Abbiamo presentato un powerpoint durante il discorso e sono stata proprio io ad esporre e parlare (in francese!!) della storia di Gent, di come è diventata una città del commercio equo e solidale e di ciò che la mia organizzazione fa per la città e per le persone che vivono, lavorano o studiano a Gent. 

Sono pessiama con i discorsi pubblici e sono una persona molto introversa, quindi tenere un discorso in questa conferenza é stato proprio uno dei miei limiti che ho voluto superare! E devo dire che ne é valsa proprio la pena!

 

Small project: Fair Tasty Temptations come campagna estiva

Durante l’estate c’è stato un momento abbastanza calmo, riempito dalla pianificazione e preparazione di contenuti da condividere durante l’estate quando saremo stati in vacanza.

Il mio small project si è basato sul cibo fair trade di Oxfam. 

L’idea, infatti, era proprio quella di utilizzare prodotti fair trade per creare le migliori ricette possibili per poi condividerle sui social e diffondere consapevolezza su diversi aspetti:

  • Cosa c’è dietro la produzione di un determinato prodotto
  • Il vero prezzo del fair trade (accessibile a tutti)
  • Curiosità su un prodotto
  • La ricetta stessa sotto forma di video/articolo

Durante tutto il mese di giugno, io e Nieves abbiamo cucinato e preparato di tutto! Bruschette, couscous con verdure, pasta al pesto e pomodorini, banana bread, mousse all’avocado e cioccolato e molto altro! Quindi non solo c’era la parte divertente durante tutto il processo culinario, ma alla fine potevamo anche gustarci i nostri piatti! 

Così, per tutta l’estate, due volte a settimana, venivano pubblicati questi contenuti sulle pagine social e allo stesso tempo promuovevamo cibo e ricette deliziose per l’estate, fatte con prodotti fair trade!

 

(Questo é solo uno dei piatti deliziosi che abbiamo cucinato!)

 

Resoconto della mia esperienza

Sembrerà strano, forse surreale, ma non ho nulla di negativo da aggiungere a questo articolo, perché la mia esperienza ha solo avuto aspetti positivi! Ho imparato tantissimo sia dal punto di vista professionale che personale, sento di essere cresciuta, di essere maturata e di aver conosciuto persone che resteranno per sempre nel mio cuore e con cui ho condiviso momenti unici. 

Ho vissuto, esplorato e imparato di più su un nuovo paese e su una nuova cultura. Ho imparato le basi di una nuova lingua e ora sono in grado di ordinare al ristorante senza (troppa) fatica e ho vissuto anche i vari culture shocks che solo un’italiana potrebbe esperimentare in Belgio: la cena alle 17/18, pausa pranzo sempre con broodje o zuppa, i saluti con un solo bacio sulla guancia o addirittura zero contatto fisico, ma anche i negozi che chiudono tutti prestissimo e che alcune volte dovevo correre da lavoro per andare a comprare qualcosa e molti altri. Ho imparato ad andare in bici con il sole e con la pioggia e l’ho imparato cadendo sui binari del tram più volte, ma ora riesco tranquillamente a riparla o sostituire alcuni pezzi da sola e addirittura andarci ascoltando la musica con le cuffie isolanti (mi ci sono voluti circa 4 mesi per prendere questa confidenza). 

Ho organizzato servizi fotografici, fatto interviste, organizzato eventi, lavorato in team e individualmente, ho scritto articoli, fatto grafiche, creato poster e volantini. Ho imparato a dire la mia opnione senza vergognarmene e ho imparato ad ascoltare e ad accettare consigli.

Ho imparato di più sul mondo della sostenibilità e del fair fashion, ho iniziato a comprare più spesso roba di seconda mano, ho imparato a ridurre lo spreco alimentare ora so che per ogni scelta, avrò sempre un’opzione più sostenibile da tenere in considerazione.

Ho imparato anche a comprare consapevolmente, non solo perché lavoravo in quest’ambito ma anche perché avendo soldi limitati, dovevo scegliere bene come gestirmi le spese, il che mi ha comunque aiutata ad imparare a gestire meglio i soldi e a vivere con poco, purché l’esenziale, il che mi ha permesso anche di risparmiare qualcosina i primi 4 mesi.

Le persone che ho conosciuto, Nieves, Dora, Laura e Marie, sono state fondamentali, seppur siano rimaste con noi a Gent Fair Trade per un breve periodo, abbiamo legato cosi tanto che era impossibile troncare i rapporti una volta finito il loro tirocinio. 

Sarà stato che abbiamo preso il covid tutte insieme ma il legame che si era creato era qualcosa di unico e bellissimo e che hanno reso la mia esperienza altrettanto unica, perché quando sei volontario/a ESC il rischio di sentirsi soli in un paese straniero dove non parli la lingua, c’è e va tenuto in considerazione. Ma io sono stata abbastanza fortunata da trovare un gruppo che mi ha accolta a braccia aperte e non mi ha mai fatto sentire sola. E sebbene anche senza di loro la mia esperienza sarebbe stata comunque bellissima, diciamocelo, loro hanno contribuito solo di più a renderla ancora più speciale!

Quindi l’unica cosa che posso dire è: buttatevi e godetevi tutte queste belle iniziative che l’Unione Europea propone a noi giovani! Le esperienze e i ricordi vi formeranno per la vita e le persone che incontrerete e conoscerete, ve le porterete dentro per sempre! Fare un volontariato ESC è una delle scelte più giuste che io abbia mai potuto fare nella vita!

 

 

SCI Italia, in quanto organizzazione di invio dall’Italia di progetti ESC, ti accompagnerà in tutto il percorso in caso vorresti vivere una esperienza di volontariato attraverso questo programma come questa che ci racconta Dalila.

Hai dei dubbi/domande? Contattaci via e-mail all’indirizzo esc@sci-italia.it o chiamaci in ufficio dal lunedì al venerdì, dalle 10.00 alle 17.00, al numero 346 5019990.

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