Pubblichiamo la testimonianza di Alice Trombetta e Milena Maurizi, due volontarie che hanno preso parte a un campo di volontariato internazionale in Portogallo la scorsa estate, in supporto alle attività dell’associazione Para Onde.
La nostra esperienza comincia a giugno 2017 in Portogallo. Dopo un volo per Lisbona, siamo arrivate a San Joao de Estoril, dove si trova la sede dell’associazione Para Onde con cui abbiamo
collaborato. In particolare abbiamo svolto attività il cui obiettivo principale era sostenere l’associazione nella realtà di un quartiere popolare, Fim do Mundo. La prima metà della settimana noi e gli altri volontari abbiamo lavorato per la rivalutazione di uno spazio sociale, la palestra del quartiere, per cui abbiamo ridipinto e decorato l’interno di una sala, in cui si svolgono la maggior parte delle attività. In questo modo abbiamo potuto rendere questo spazio più accogliente per i ragazzi che frequentano la palestra e anche più attraente per futuri nuovi avventori.
Questa occasione ci ha permesso sia di scoprire nuove forme di manualità ed arte, sia di conoscere persone e realtà diverse dalle nostre, tanto da riuscire a collaborare insieme per questo progetto divertendoci. Infatti gli stessi ragazzi che usufruiscono della palestra ci hanno aiutato giorno per giorno, facendoci sentir parte del loro mondo e ricordandoci ogni giorno quanto sia fondamentale questo spazio all’interno della loro comunità.
A metà settimana ci siamo presi un giorno per una sorta di esperimento sociale sul “no hate speech” confrontandoci con giovani e non, attraverso domande e riflessioni. Con piacere abbiamo potuto constatare che le persone con cui abbiamo parlato sono state sincere con noi, nonostante le loro opinioni potessero le essere diverse dalle nostre; il nostro obiettivo infatti era sensibilizzare le
persone attraverso un dialogo aperto e senza pressioni.
Infine gli ultimi tre giorni li abbiamo impegnati nella costruzione di un’area barbecue in un punto di ritrovo del quartiere, tanto frequentato quanto degradato. In questi giorni ci siamo davvero rese
conto che il nostro lavoro aveva unito volontari e non, in un unico gruppo, tutti sullo stesso piano e con gli stessi propositi.
Il lavoro è stato duro e ha messo alla prova le nostre capacità ma, sebbene stanche alla fine di ogni giornata, paradossalmente eravamo sempre più forti e soddisfatte. Abbiamo sentito, come poche volte ci è accaduto, di fare qualcosa per cui sentirsi realmente utili per l’altro e questo non sarebbe stato possibile se non ci avessero affiancato tutti i ragazzi della comunità. Fondamentale è stato il poter quasi toccare con mano il risultato ultimo delle nostre attività, potendo andare via e concludere il nostro progetto felici di aver raggiunto l’obiettivo.
E alla fine, molto banalmente, la parte ardua del viaggio è stata lasciare e salutare, forse per sempre o forse per un lungo tempo, tutti i compagni che ci hanno accompagnato e hanno reso indimenticabile la nostra esperienza.