Pubblichiamo la testimonianza di Giacomo Di Capua, volontario che ha preso parte a un campo di volontariato internazionale in Croazia la scorsa estate, in supporto alle attività del Kuterevo Bear Refuge.
Situato nella regione nord-occidentale della Croazia, il Parco Nazionale di Velebit ospita una delle più numerose popolazioni di orso bruno dell’Europa dell’Est e il Kuterevo Bear Refuge – con sede nell’omonimo paesino – si occupa dal 2002 di esemplari cresciuti in cattività in zoo o altre strutture e poi rilasciati negligentemente in natura. Kuterevo è difficilmente raggiungibile se non con mezzi propri in quanto completamente immerso nella vegetazione delle limitrofe colline della regione Lika e, poco fuori dal perimetro del paese, si trova la Stazione dei Volontari, una struttura creata nel 2004 con alloggi per i long-term volunteers che aiutano Ivan, fondatore del rifugio, nella gestione dell’associazione.
Allettato dall’idea di un campo basato su un esperienza di pura immersione nel verde ho partecipato lo scorso luglio ad un workcamp con base a Kopija, una stazione del rifugio in una delle colline limitrofe a mezz’ora di cammino dalla stazione dei volontari. Trascorso il primo giorno assieme ai collaboratori del campo-base, io e gli altri 8 volontari abbiamo raggiunto con provviste e pentolame al seguito la stazione che ci avrebbe ospitato per i seguenti nove giorni.
Il campo, costituito da una casa in legno di piccole dimensioni, un capanno come cucina-dispensa e strutture interamente in legno per i servizi igenici, dopo un anno di disuso era da rendere nuovamente operativo per i workcamp che si sarebbero svolti nel resto della stagione estiva e questo è stato il nostro principale obiettivo poiché primi volontari dell’anno a operare a Kopija. Nonostante raccogliere legna, spazzare fogliame e spostare paglia non fosse particolarmente appagante, il seguire completamente i ritmi della natura nel lavorare e nel riposarsi, accompagnato ad un affiatato team di volontari particolarmente loquaci, ha certamente contribuito a fare di questo campo un’esperienza unica.
La totale assenza di elettricità e contatto con il mondo esterno sono stati di fondamentale importanza nel coronare intense giornate lavorative con la quiete totale e assoluta del fuoco da campo attorno al quale ci riunivamo ogni sera per parlare, cantare o semplicemente condividere le nostre riflessioni. Questa esperienza totalizzante dell’essere nel profondo della natura ci ha dato anche la possibilità di riflettere su temi come la globalizzazione, l’ambientalismo ed i particolarismi delle situazioni concrete nell’esperienza di ciascuno dei volontari internazionali.
Nell’arco di poco più di una settimana abbiamo allestito tende per i volontari, ri-definito vecchi sentieri, organizzato e ospitato due cerimonie con tutti i volontari a lungo termine nonché ripulito e riparato le strutture presenti, il tutto mantenendo sempre un’atmosfera serena e rilassata sebbene il lavoro fosse particolarmente stancante sotto l’ardente sole di luglio.
In quanto a bagaglio personale questa esperienza nelle foreste croate ha lasciato un profondo segno nel mio modo di vedere la tematica ambientale, il rapporto tra uomo e natura e le sue implicazioni grazie a discussioni di persone con idee e background completamente diversi e spesso opposti. Questa esperienza mi ha dato modo di vivere dall’interno gli effetti della negligenza della salvaguardia del patrimonio naturale, attraverso una prospettiva completamente nuova sulla questione. Purtroppo il contatto con gli orsi bruni ospitati nel rifugio è stato limitato a poche occasioni ma mi sono comunque sentito partecipe di un progetto che dà anche a questi esemplari una meritata, seconda possibilità, cercando di riparare l’irreparabile danno compiuto dall’uomo nel tentare di liberarsi di quegli animali cresciuti in cattività che non sono più utili ai suoi scopi.