Il viaggio come volontariato

Al giorno d’oggi viaggiare è diventato incredibilmente più semplice che in passato, per molti di un vero e proprio stile di vita. Questo fenomeno è supportato dalla fase contemporanea in cui viviamo: l’apertura delle frontiere europee negli ultimi 30 anni, la comparsa di decine di compagnie low cost di trasporti – dai bus agli aerei – e, naturalmente, l’accesso a Internet.

Questi sono solo alcuni fattori che hanno cambiato la percezione contemporanea del viaggiare. La volontà di toccare con mano e vedere con i propri occhi luoghi lontani e diversità culturali cattura l’immaginazione di sempre più persone. Per qualcuno/a visitare un numero sempre più alto di paesi è diventato quasi una sfida personale se non addirittura un business, come per gli esploratori digitali su Instagram.

Il volontariato come scelta di viaggio

Tuttavia, fra le diverse sfaccettature di come viene percepito il viaggio ci sentiamo di enfatizzarne una in particolare: quella del volontariato.

Diversamente che per turismo o per lavoro, viaggiare per motivi di volontariato apre ad una dimensione più intensa, consapevole e responsabile. Viaggiare per volontariato implica un forte coinvolgimento nell’ambiente sociale del luogo che si visita e contribuisce all’apertura verso concetti più alti di solidarietà oltre i confini nazionali e linguistici, aiutando a riscoprire la nostra natura umana al di là delle barriere culturali e linguistiche. Attraverso il volontariato si impara a diventare cittadini attivi e internazionali, si acquisisce un modo di pensare più ampio e libero dai pregiudizi, spesso insufficienti a garantire una piena comprensione di certe problematiche.

Innanzitutto occorre fare chiarezza: fare volontariato internazionale non significa esclusivamente insegnare l’inglese ai bambini in una scuola di un paese qualsiasi in Africa e nemmeno dare una mano alla costruzione di infrastrutture in un villaggio sperduto in India o nel sudest asiatico. Questi sono alcuni esempi comuni, ma il concetto alla base è naturalmente più complesso.

Viaggiare per volontariato comporta una nostra partecipazione completa guidata dall’intenzione di metterci a disposizione in vista del raggiungimento di un obiettivo più alto e senza richiedere nulla di materiale in cambio. Le possibilità possono essere le più diverse, ma l’aspetto comune è la volontà di contribuire nel proprio piccolo ad un miglioramento che risponda alle reali necessità dei locali, in un approccio paritario e internazionalista.

Già durante un’esperienza del genere si impara a capire che ciò che abbiamo sempre ritenuto ovvio, banale o giusto, può non esserlo altrettanto in un contesto di altro tipo. Il rispetto e l’ascolto sono fondamentali per uscire dai propri schemi quotidiani e capire che al di fuori della propria comfort zone siamo in grado di offrire infinitamente più di quanto siamo in grado di immaginare. Una ricompensa molto più ricca di qualsiasi super-stipendio.

Fare volontariato oggi

Ma come si può partire in viaggio come volontari? Innanzitutto bisogna ricercare dei progetti specifici. Trattandosi di attività no-profit, Enti istituzionali, pubblici o fondazioni private mettono a disposizione tramite appositi bandi di concorso risorse volte a finanziare progetti di sviluppo nelle diverse aree del mondo. In altri casi, le Istituzioni Europee o Nazionali organizzano veri e propri Programmi di Volontariato.

Fra questi ultimi, il Servizio Volontario Europeo o SVE (EVS in inglese) è di certo fra i più conosciuti. Disponibile fino ai 30 anni di età, è possibile candidarsi a diversi progetti. Ognuno di questi può riguardare una tematica (bambini, ambiente, economia solidale, sport, medicina, etc.) o un determinato paese. Per selezionare un progetto non servirà altro che cercare un’organizzazione accreditata che organizzi progetti di scambio. A seguito della selezione non resterà che partire!

Gli altri scambi internazionali inseriti nel quadro del volontariato in Italia si legano soprattutto al Servizio Civile Internazionale (SCI Italia) e il Servizio Civile Nazionale all’estero.

Nonostante i nomi simili, è importante non confondersi tra le due. La prima è la seconda ONG più vecchia al mondo, attiva in numerosi paesi del mondo e impegnata in altrettanti progetti di volontariato internazionale (campi di volontariato, progetti di volontariato a lungo termine) che impegnano una folta schiera di giovani volontari. Il secondo è il programma nazionale promosso dal Ministero degli Affari Esteri costituito sulla linea di accordi con i diversi paesi nel mondo con cui l’Italia ha costruito programmi di sviluppo internazionale. I programmi riguardano una moltitudine di aree diverse, dallo sviluppo dell’economia locale attraverso l’apertura di attività equo-solidali o di imprese a impatto sociale all’educazione ai programmi di sviluppo agricolo.

Perché fare volontariato?

Spesso per convincerci del tutto all’idea di intraprendere una nuova esperienza cerchiamo il consiglio di chi già l’ha vissuta. Riporteremo qui due esperienze vissute all’estero da due giovani ragazze in differenti paesi e con diversi programmi di volontariato. Pronti? Via!

Come ti chiami? Apolline

Nazionalità? Francese

Dove sei stata? India

Quanti anni avevi all’epoca? 19

Quali attività hai svolto durante il periodo di volontariato? “La mattina al risveglio iniziavamo la giornata con una sessione di abbracci e di meditazione. Preparavamo tutto secondo principi di sostenibilità totale, lavavamo le stoviglie con un sapone ricavato direttamente dalla cenere. Nel pomeriggio ci occupavamo del rimboschimento delle terre vicine: piantavamo i semi, annaffiavamo le piante e gli alberi già cresciuti e ci occupavamo dei lavori di mantenimento del campo come tagliare la legna e il riciclaggio dei materiali. Nel resto del pomeriggio partecipavamo tutti agli workshop organizzati di yoga, meditazione e arti marziali. La cosa migliore era che tutte le conoscenze venivano messe in comune!

Qual è il tuo più bel ricordo? “Ricordo il momento in cui una ragazza giovanissima della mia età ha condotto un workshop per insegnarci come creare un portabottiglie in tela. Mi ha colpito l’organizzazione e la capacità di gestire il workshop e la maniera del tutto naturale e chiara che aveva di trasmetterci la sua conoscenza”.

Come pensi che ti abbia cambiato questa esperienza? “Questo campo mi ha aiutata a comprendere meglio le pratiche che ci permettono di vivere in maniera sostenibile. Dal niente impariamo a vivere a impatto zero sulla natura. La consapevolezza di quanto consumo ogni giorno mi aiuta a evitare lo spreco e mi spinge alla scoperta di alternative. Imparare tutto questo in un ambiente tanto diverso dal mio come quello indiano è stato determinante!”

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Come ti chiami? Athena

Nazionalità? Inglese

Dove sei stata? Argentina

Quanti anni avevi all’epoca? 21

Quali attività hai svolto durante il periodo di volontariato? “Ho svolto il mio periodo di volontariato grazie ad una ONG locale che mirava alla facilitazione dell’educazione attraverso metodi audiovisuali. Lavoravamo con due gruppi di bambini divisi per fasce d’età: una dagli 8 ai 14 anni e il secondo dai 14 ai 20 anni. I progetti audiovisivi prevedevano di decidere un argomento e da quello creare un cortometraggio. Ritagliavamo le foto di persone con le diverse parti del corpo con cui costruivamo i protagonisti della nostra storia e diverse foto con cui dare vita allo scenario e via via la storia stessa. Mettevamo le foto una dietro l’altra e da quelle creavamo il nostro cortometraggio sfogliando velocemente le pagine. Con i grandi invece organizzavamo corsi di recitazione davanti alla videocamera: ognuno filmava a turno tutti quanti. I diversi workshop avevano l’obiettivo di contribuire all’educazione e alla conoscenza dei bambini. Per i più piccoli l’obiettivo era capire come funzionava la società e per I più grandi invece rimarcare l’importanza dell’educazione!

Qual è il tuo più bel ricordo? “Verso la fine del progetto. I bambini erano pieni di iniziativa ma con i pochi mezzi a disposizione erano consapevoli della difficoltà che avrebbero incontrato in futuro per realizzare i loro sogni: i mezzi finanziari e l’ambiente attorno erano spesso ostili all’iniziativa personale. Alla fine del progetto con la presentazione dei film dei bambini non ho potuto non notare le loro soddisfatti che mostrano il frutto del loro lavoro ai loro genitori, felici e frutto del lavoro di gruppo”.

Come pensi che ti abbia cambiato questa esperienza? “Mi ha cambiato perché ho visto una parte del mondo che non immaginavo esistesse. Sono più consapevole e più in grado di mettermi nei panni di altre persone. Ho capito che anche la realizzazione di piccole traguardi è un grande successo, ho smesso di dare per scontate alcune cose. Grazie a questa esperienza ho imparato a capire i modi diversi di pensare e di vivere e che bisogna mettersi nei panni degli altri per comprendere davvero un contesto. Sento di saper dare reale valore ai miei obiettivi, ma soprattutto a prendere le cose per quello che sono”.

“E se volessi restare?” Talvolta il volontariato cambia davvero la vita. Le circostanze possono essere le più diverse ma cambiare radicalmente la propria vita potrebbe essere forse la migliore esperienza di tutte. Alcuni piccoli consigli sono di informarsi bene prima della partenza sulla situazione degli alloggi nel paese di destinazione: spesso durante il periodo di volontariato sono le Istituzioni o le ONG locali a fornire l’alloggio. Nel caso in cui invece dipenda da noi, occorrerà puntare su programmi pubblici locali o sul privato. Una risorsa innovativa può anche essere quella di prenotare il tuo alloggio direttamente dall’estero. Qualsiasi sia la scelta possiamo garantire che cambierà il modo di vedere le cose: provare per credere!

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