Comunicato delle collaboratrici e dei collaboratori del Servizio Civile Internazionale
Lo sciopero delle donne torna anche questo 8 marzo come strumento di rivendicazione e di lotta femminista: è ciò che ci permette di riconoscere e rendere visibile la violenza maschile strutturale che attraversa tutti gli spazi produttivi e riproduttivi, sia pubblici che domestici e di cura.
La giornata di sciopero di quest’anno segue un percorso di lotte e mobilitazioni internazionali iniziato due anni fa: da quelle di massa in Argentina sotto la bandiera di Ni Una Menos contro i femminicidi, alla Black Protest in Polonia contro la riforma della legge sull’aborto, dalla Women’s March negli Stati Uniti contro le politiche misogene di Trump, sino all’esplosione del movimento di Non Una di Meno in Italia seguita al 26 novembre 2016. E ancora mobilitazioni in Brasile, Germania, Turchia, Spagna e molti altri paesi. Un movimento globale che continua a crescere ed esige attivamente una trasformazione radicale della società.
Con la complicità dei governi, la violenza di genere viene rafforzata dalle politiche neoliberiste, razziste e classiste, che mettono le donne in una situazione di vulnerabilità sociale ed economica. Le donne, protagoniste del processo economico riproduttivo, forniscono le condizioni che permettono il funzionamento di quella sfera dell’economia invece detta produttiva. Un ruolo imposto dal patriarcato radicato in ogni società che, assorbito dal sistema capitalista, ha portato con sé l’istituzionalizzazione dello sfruttamento femminile attraverso la superficialità delle politiche per la parità di genere. Queste non hanno portato ad altro se non ad un inasprimento della precarietà femminile.
Questa è una sfida politica: uno sciopero globale che nasce dalla volontà di rompere le barriere classiste e coloniali tra le donne; uno sciopero internazionale organizzato dal femminismo intersezionale che rivendica l’autodeterminazione di donne, transessuali, lesbiche, intersex, mamme, migranti, sex workers, lavoratrici tutte.
Lo sciopero femminista si riprende lo spazio pubblico e serve a smascherare le diverse facce della violenza maschile: quella che si subisce nella propria casa, ogni giorno nelle strade, negli spazi ricreativi finanche nei luoghi di lavoro; quella che esclude le donne dal linguaggio, che vieta il diritto di decidere sul proprio corpo e che criminalizza i movimenti migratori. La stessa violenza di chi concepisce come unica famiglia possibile quella composta da due persone, un uomo e una donna.
Questo 8 marzo scioperiamo anche noi perché ci riconosciamo negli obiettivi, nei contenuti e nei metodi di questa chiamata internazionale. Riconoscendo la lunga strada che abbiamo ancora da percorrere, la nostra associazione lavora quotidianamente per trasformare la società a favore dell’autodeterminazione degli individui, e lo facciamo portando questi contenuti attraverso lo strumento del volontariato nelle nostre attività locali e internazionali.
L’8 marzo interrompiamo quindi l’attività produttiva e riproduttiva, rifiutiamo i ruoli imposti dal genere dentro e fuori dai luoghi di lavoro. Al grido di #WeTooGether questo movimento mostrerà ancora una volta la sua forza globale.
Buono sciopero a tutte e tutti!
Le collaboratrici e i collaboratori del Servizio Civile Internazionale