Articolo di Valeria Marzano, dal minicampo “Week-end a Bologna per l’Accoglienza Degna” che si è tenuto lo scorso agosto presso il centro sociale Làbas.
Seduta un giovedì di fine agosto sotto i portici di via Santo Stefano, le Sette Chiese davanti a me, una Bologna deserta e magica come solo le città desolate e spopolate dagli esodi estivi sanno essere, zaino e sacco a pelo in spalla, non avevo idea del week end che avrei di lì a poco vissuto.
Mi incammino verso il Làbas, ne riconosco subito le pareti colorate, e un ragazzo mi accompagna verso l’ingresso principale, mostrandomene con orgoglio l’immenso giardino verde. In cerchio iniziamo a conoscerci: ci sono i ragazzi di Làbas, i volontari dello SCI e di Accoglienza Degna. I lavori di ristrutturazione di una grande sala che garantirà condizioni di vita migliori agli ospiti del dormitorio sociale non ci spaventano, siamo tutti motivati e pronti a vivere un’intensa esperienza di condivisione.
Il mattino dopo, di buon ora – sfido chiunque ad esser sveglio ed operativo alle 9 il 19 di agosto! – armati di buona
volontà e spatole, iniziamo a spostare libri e scatoloni, levigare muri e soffitti; alcuni ospiti del dormitorio ci affiancano entusiasti, ci insegnano a stendere la vernice e a lavorare lo stucco, e nonostante il caldo, il sudore che gronda sotto alle tute protettive e la fatica, la sala nei giorni inizia a prender forma.
Ma sono stati gli scambi nei momenti di pausa, in cucina mentre si preparava la cena – o la torta, la condivisione di storie ed esperienze (imparare a preparare la pizza per poi poterne mangiare a volontà, accompagnata dal vino biologico dello SCI è una delle ‘lezioni’ più soddisfacenti!) il vero fulcro di questo minicampo: l’idea comune di realizzare qualcosa di concreto, di non lasciar spazio ad odio, razzismo e discriminazioni di sorta.
I sorrisi e le risate dei miei compagni, le amicizie nate che mi porterò nel cuore, il confronto, lo scambio di opinioni, quei piccoli pezzi di sé che ognuno di noi ha messo in gioco raccontandosi e facendo la sua parte, trasformando le parole in fatti, realizzando con impegno un progetto di accoglienza ed integrazione hanno reso quello che sarebbe stato un altrimenti banalissimo fine settimana estivo un’esperienza meravigliosa.
E mentre sul treno per Roma col magone e una struggente nostalgia tornavo a casa, pensavo che in fondo è proprio così che ci si deve sentire, dopo aver dato e ricevuto tanto: come se un po’ di cuore l’avessi lasciato dietro di te.