Il dissenso non si arresta – No al DDL Sicurezza

Ci vogliono levare anche solo l’idea di protestare. Il 18 settembre 2024 è stato approvato dalla Camera dei Deputati il DDL 1660 cosiddetto “sicurezza”, sarebbe stato più onesto chiamarlo “reprimi dissenso” perche si vuole esplicitamente reprimere la libertà al dissenso anche in maniera nonviolenta, sulla scia di altre disposizioni recenti, come il DDL ecovandali, focalizzato sulla costruzione di reati contro gli attivisti ambientalisti e le loro modalità di protesta.

In sintesi, passa da illecito amministrativo a illecito penale il blocco con il proprio corpo delle strade e delle ferrovie con un rischio di carcerazione dai 6 mesi ai 2 anni. Condanne più pesanti anche per chi, durante le manifestazioni che si svolgono in luoghi pubblici o aperti al pubblico, si rende colpevole del reato di danneggiamento: da 1 a 5 anni se il danneggiamento è alle cose e da 1 anno e 6 mesi a 5 anni se vengono danneggiate persone.

L’occupazione arbitraria di immobili è un altro reato introdotto da questo decreto liberticida.

Altri aspetti del decreto che non riguardano direttamente le lotte nonviolente, ma che vanno necessariamente citati perché ulteriori esempi di restrizione delle libertà individuali sono la criminalizzazione delle rivolte in carcere (“delitto di rivolta”) – anche in caso di rivolte passive – e la limitazione all’uso della cannabis light.

Questo decreto potrà inoltre impedire ai lavoratori di difendere i loro posti di lavoro con scioperi e blocchi stradali, potrà arrestare gli studenti che lottano per la giustizia climatica con metodi nonviolenti e potrà anche arrivare a toccare qualsiasi cittadinə che decida di contrastare le grandi opere come Il Ponte sullo Stretto. 

Per questo come associazione pacifista che ha sempre attraversato i conflitti del mondo con le tecniche della nonviolenza – dai campi di volontariato internazionale come strumento di solidarietà e promozione della pace, dai picchetti dei lavoratori agli scioperi della fame, dai movimenti NO TAV in Piemonte ai NO MUOS in Sicilia, dalla Palestina al Kurdistan, fino allo Sri Lanka – non possiamo che esprimere la nostra rabbia e disapprovazione per l’ennesima limitazione alle libertà personali e di lotta collettiva perpetrata dal Governo italiano. Il DDL mira a ridurre i cittadini a mansueti “oggetti di controllo”, privandoli della loro capacità di azione e rendendoli estranei a un ipotetico modello congruo di società, e che quindi devono essere puniti.

Ricordiamo che Pierre Ceresole – fondatore del movimento Service Civil International – venne arrestato una decina di volte per aver rifiutato di pagare la “tassa militare”, obbligatoria in Svizzera, e per aver reso pubblica la propria decisione.

Nello spirito che ha contraddistinto fin dall’inizio il nostro movimento, continueremo a portare avanti la lotta nonviolenta in Italia come in tutti i luoghi attraversati da conflitti con tutti i mezzi che riterremo opportuni.

Come scriveva il Centro Studi Sereno Regis alcuni anni fa la creatività è il nostro superpotere. Invitiamo quindi tutte le associazioni, i gruppi informali e le altre realtà della società civile che si sentono toccate nel vivo da questa e altre leggi liberticide a dare sfogo a ciò che ha sempre contraddistinto la nonviolenza: la capacità di inventare nuovi modi di lottare per prendersi gioco del potere.

Ci uniremo inoltre alle varie manifestazioni in giro per l’italia contro questo decreto liberticida e chiediamo a ciascunə di agire con i metodi della nonviolenza per la difesa della nostra libertà di dissentire.

Il dissenso non si arresta, la nonviolenza non si arresta!

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