L’estate scorsa Elena ha partecipato al campo di volontariato internazionale “Doune The Rabbit Hole Music Festival 2022” dal 9 al 22 luglio a Stirlingshire, Scozia per supportare la costruzione di un festival.
“An incredible family camping experience in a stunning scottish landscape”
Non è sempre necessario fare servizio a qualcuno, qualche volta può anche essere utile essere volontario di qualcosa, questa volta ho deciso di partecipare a “qualcosa”. Un’immersione di 15 giorni nella cultura scozzese che mi ha riempito gli occhi di colore e conoscenza. Doune è una località vicino a Stirling nella campagna scozzese. I bassi colli si estendono verdi e spogli, pronti per essere vestiti di musica e stand.
I primi giorni c’erano poche e piccole tende, solo quelle dei volontari internazionali, ogni giorno però il numero cresceva e lo spazio verde diventava sempre più piccolo. Ho lavorato nella cucina che si occupava di dare da mangiare ai lavoratori che costruivano i palchi e i solchi per elettricità ed acqua necessari per l’inizio del festival. In quei momenti ho imparato molte cose riguardo al cibo scozzese, ai loro usi culinari e soprattutto a quanto sia necessario essere efficienti se c’è molta gente da sfamare.
Ho deciso poi di dedicare i restanti giorni prima dell’inizio dell’esperienza a decorare i cartelli per l’allestimento degli stand. Insieme a noi volontari c’erano tantissimi artisti capaci, che hanno costruito con le proprie mani delle strutture meravigliose ed in poco tempo quei prati, vestiti solo della lana delle pecore, sono diventati veri e propri palchi e parchi divertimento. Mescolarsi agli artisti è stato affascinante ed entusiasmante.
Nei giorni del festival la versatilità era la caratteristica fondamentale da non perdere. Ho aiutato nei diversi bar e ho svolto lavori di manutenzione affinché tutto procedesse al meglio. È stato incredibile veder sorgere tutto dal niente. Nel pieno del festival la gente si muoveva colorata per la prateria che pullulava di grandi alberi decorati. La sera tutto si illuminava e le lucine sulle querce parevano case di fate ed il tutto ricordava un bosco incantato. La mattina partecipavo alle attività per le famiglie e facevo animazione ai bambini, il pomeriggio potevo rilassarmi con le pratiche di yoga.
Il mondo dei festival è strano. Non c’è una vera e propria continuità, un giorno sei qua, l’altro sei di là e domani potresti non essere più utile in quella mansione e doverti preparare a svolgerne un’altra. Quello che è certo è che quel mondo accoglie tutti. Molti dei lavoratori che mi hanno raccontato la loro storia sono persone che per una dipendenza od un’altra erano stati mangiati dalla vita e per inserirsi nuovamente nel mondo non potevano trovare migliore compagnia di quella dei festival.
“Tutti per uno, uno per tutti”, nessuno si senta escluso in questo mondo. Ho apprezzato molto come siano riusciti ad integrarci a pieno in ogni attività, lasciandoci comunque la libertà di guardare, meravigliarci ed imparare.
Non voglio dilungarmi troppo in questa testimonianza vorrei solo spendere qualche ultima parola sul clima nel quale mi sono trovata. Conoscere gente da tutto il mondo è sempre estremamente emozionante, a me piace particolarmente ricercare quegli stereotipi tipici di ogni stato e farli crollare.
Gli scozzesi mi dicevano spesso di smettere di scusarmi per tutto e che ogni richiesta fatta fosse assolutamente lecita. Forse devo ancora comprendere l’uso di “I’am so sorry” e “don’t worry” che probabilmente usavo in maniera errata, specchiandoli con la lingua italiana. Ho apprezzato molto lo humor scozzese ed il loro accento così particolare.