L’esperienza di Danila Fanelli durante una formazione con SCI Italia

Mi chiamo Danila, ho 32 anni e da che ho memoria ho sempre desiderato lavorare nell’ambito della cooperazione internazionale, il motivo è che credo che ognuno di noi sia collegato a tutto ciò che lo circonda e che io per me stessa voglio di più che vivere solo per me. Mi sono laureata in Lingue e Culture orientali e poi ho fatto un Master in Migrazioni Forzate ed ora in Project Managment per la Cooperazione Internazionale. Al fine di raggiungere il mio scopo ho cercato di studiare e di fare piu esperienze mi fosse possibile nell’ambito del volontariato, il che però mi ha portato spesso a scontrarmi con quelli che mi sembravano dei veri controsensi di questo settore, lasciandomi per un pò di tempo con un senso di amaro in bocca. Però dato che sono per indole una persona positiva, dopo un pò ho cancellato quella sensazione ed ho ripreso a cercare la mia strada. Essendo anche una persona molto curiosa e sempre alla ricerca di nuovi stimoli, quando nel 2016 ho letto dello SCI, del modo in cui era nato e dei suoi campi di lavoro, mi sono subito lanciata alla scoperta di uno dei suoi corsi di formazione e l’ho trovato ENTUSIASMANTE!

 

Giornata in presenza durante la formazione al volontariato internazionale, ottobre 2020 (Roma)

 

Con gli altri partecipanti al corso si creò subito un bel clima coeso e mi ricordo che n’ emersero molte riflessioni inetressanti. Per questo motivo nel 2020 ho deciso di ripetere l’esperienza ed anche questa volta non mi ha deluso (per quanto immagino non sia stato facile da organizzare una formazione in tempo di pandemia). Durante la formazione ho approfondito varie tematiche alcune che mi erano già note ma, altre su cui non mi ero mai soffermata; il che poi mi ha portata all’approfondimento come nel caso del tema del volonturismo. Questo è stato uno degli argomenti che più mi ha toccata, perché mi ha dato modo di dare nome ad una sensazione che avevo provato, ma che non sapevo capire, gestire.

La figura del volontario oggi risent,e anch’essa delle dinamiche di mercato. In passato mi è capitato spesso di avere il profondo desiderio di svolgere attività di volontariato e scontrarmi con una realtà che offriva milioni di possibilità, ma tutte elitarie, tutte incentrate sul profitto. Questa condizione mi faceva rabbia non solo perché impedisce a chi ne ha desiderio di fare qualcosa di positivo, ma anche perché in questo modo alimenta il cinismo o, peggio ancora, la convinzione che ognuno sia indifferente all’altro. Abbiamo preso un giovane che si rendeva conto di non essere solo al mondo e che voleva aiutarsi aiutando, perché si era accorto che il mondo di cui fa parte non è l’unico possibile e quindi, per sentirsi davvero di vivere a pieno, aveva avuto l’idea di andare alla scoperta di altri mondi, di altre vite, convinto che sia dal confronto che nasce la consapevolezza. Purtroppo questa empatia e questi sogni di autocoscienza si sono infranti con le regole di mercato per cui ogni tuo desiderio, ogni sogno viene mercificato. Capisco che tutti dobbiamo lavorare e dove c’è un bisogno ci sia anche un opportunità di profitto, ma dato che comprendo tutto questo ringrazio che ancora ci siano posti dove si nutra il confronto, lo scambio, il senso dell’altro, la fiducia e la crescita individuale e collettiva (perché le due cose non sono scisse, anzi).

Un alto spunto molto interessante è stato quello della comunicazione non violenta, sono stata molto grata ai formatori SCI per aver condiviso estratti dal libro “ L’arte di ascoltare e mondi possibili”. Ho poi comprato il libro e devo dire che è stato molto denso ed arricchente.

La cosa che mi è piaciuta del metodo educativo adottato è che non c’è un passaggio di informazioni, come nell’educazione canonica, fatto da docente e discente, cioè dall’alto verso il basso, ma piuttosto di uno scambio, una scoperta ed un’approfondimento da fare insieme, un esperienza formativa preziosa.

A oggi penso che tutto ciò che ruota intorno al volontariato, come per ogni cosa, vada ben approfondito, occorre avere gli strumenti per capire che cosa si sta facendo, per questo la formazione diventa importante. Io credo che tutto parta dall’avere dei principi, agire coerentemente con essi ed essere pronto metterli in discussione, a rimpastare tutto di nuovo e ricominciare perché tanto nulla è immobile, bianco o nero. Questa è la cosa migliore che ho imparato.