L’articolo è stato scritto da Elisa Mori, che nell’ottobre 2016 ha partecipato a un campo di volontariato SCI in Islanda.
Il 14 ottobre 2016, alle quattro del pomeriggio circa, sono arrivata in Islanda. Credo che questa data me la ricorderò per sempre, sono sempre stata affascinata dal potere che hanno alcuni determinati giorni, di influenzare la nostra vita, spesso in maniera impercettibile, ma determinante.
Quando ho visto per la prima volta la strada principale di Reykjavik, che in quel momento mi sembrava così sconosciuta e disarmante, non avrei mai pensato che dieci giorni dopo ripercorrendola al contrario per tornare a casa, l’avrei sentita così familiare e nostalgica.
Essendo una personalità timida, ero nervosa all’idea di dove condividere le mie giornate con degli sconosciuti, ma quando ho stretto le loro mani e ho guardato i loro volti sorridenti, le mie paure sono svanite all’istante. Insieme ai miei quattro compagni di convivenza e ai tre team leader, abbiamo varcato la soglia della nostra dimora e ci siamo subito sentiti a casa. La sera stessa è un’odissea di ricordi e di sensazioni confuse, complice la stanchezza, ma ho potuto scoprire fin da subito la natura cordiale e amabile degli abitanti dell’Islanda, dopo essermi imbattuta in un gruppo di ragazzi che mi hanno aiutata a trovare la strada di casa.
Il giorno seguente abbiamo esplorato la città e mi sono innamorata di ogni via, di ogni casetta con il tetto colorato, di ogni negozietto caratteristico. Ciò che però ho amato particolarmente è stato provare l’esperienza unica di fare il bagno nella piscina riscaldata all’aperto, insieme a centinaia di altre persone, svago principale degli islandesi.
La sera, insieme agli altri volontari, ho sperimentato la vita notturna di Reykjavik e sono stata colpita dalla folle sensazione di allegria e di libertà che regnava in ogni angolo della strada. In quell’occasione ho iniziato a creare un forte legame con alcuni dei miei compagni,ma soprattutto con i ragazzi facenti parte del team di Seeds, con cui ho passato momenti di puro divertimento.
Come mi era già stato annunciato, il lavoro che viene svolto dai volontari per Seeds è più che altro mentale, quindi a parte un giorno di duro lavoro nel cimitero di Reykjavik, a ripulire le strade dalle foglie, non posso certo dire di essermi affaticata. Quello che però è innegabile è che sono sicuramente tornata a casa con qualche nozione in più e con un desiderio ancora più grande di volere salvaguardare la natura.
I team leader Mathi e Kasia, ci hanno parlato del lavoro che svolge Seeds, ci hanno portato nella centrale di riciclaggio della città e ci hanno fatto parlare con un’associazione che, in collaborazione con Seeds, cerca di boicottare il consumo da parte degli stranieri della carne di balena, vista come una prelibatezza islandese. La brutalità, infatti, con cui sia le balene che le foche vengono ammazzate per un piacere puramente modaiolo, è disumana e da amante degli animali, mi sono sentita molto vicina a questa causa.
Ci è stata regalata, quello stesso giorno, la possibilità di immergerci nell’incredibile esperienza del whale watching islandese. Avendo già sperimentato questo tipo di evento nel mio paese natale in Liguria, pensavo che le sensazioni provate sarebbero state le stesse. Quello che non sapevo, è che il vento e la potenza del mare che caratterizzano l’Islanda sono molto differenti dalle placide correnti che circondano il mar Ligure… Non posso certo dire che sia stata un’esperienza piacevole, ma sicuramente è stata una bizzarra avventura!
Come da precedente accordo, abbiamo potuto partecipare a due incredibili gite fuori dalla città, alla scoperta della natura e della vera essenza dell’Islanda. La prima è stata alla volta della Snæfellsnes peninsula, un viaggio lungo dieci ore, con numerose tappe esplorative, durante le quali abbiamo visitato montagne, cascate e vulcani. L’ultima di queste è avvenuta in concomitanza di un magnifico e gelido tramonto sul mare, accompagnati dalla presenza di una decina di foche curiose che ci hanno accolto nella loro quotidianità con spruzzi e sguardi complici.
La seconda escursione denominata “Hot River hiking” è avvenuta a Hveragerði e comprende una lunga scalata a piedi fino al raggiungimento del fiume, che grazie all’attività geotermica crea una serie di laghetti di differenti temperature, uno dei quali arriva persino all’inquietante cifra di 100 gradi. Quello scelto da noi si aggirava intorno ai 38 gradi e, nonostane la sensazione di sconforto provata quando ci siamo resi conto che avremmo dovuto rivestirci in mezzo al nulla, in balia di un clima a dir poco rassicurante, è stata un’esperienza incredibile, forse la mia preferita in assoluto.
Una delle peculiarità del soggiorno con Seeds è la cena internazionale, dove i partecipanti al campo si dilettano nella cucina, preparando un piatto tipico del proprio paese, da condividere tutti insieme la sera stessa.
Questi sono grosso modo gli eventi che hanno caratterizzato questi dieci giorni, ma sono le sensazioni provate, impossibili da descrivere, che ancora adesso mi fanno ripensare a quei momenti con nostalgia e meraviglia. Vivere, anche solo per poco tempo, in Islanda ci fa comprendere quanto poco sappiamo di questa terra che nel nostro immaginario risulta così distante, così fredda, così lontana dalla nostra quotidianità.
Ho amato quest’isola con tutto il cuore, ho adorato dal mio primo incontro gli islandesi, persone dall’animo caloroso, nonostante si portino dietro questo rude aspetto da gelidi vichinghi.
Sono molti i ricordi che porterò intimamente nel mio cuore, ma sicuramente c’è un’ immagine mentale che spicca su tutte le altre: la rievocazione di noi volontari, uniti sotto un cielo stellato, illuminato dalle luci verdi e viola dell’aurora boreale, che danza leggiadra per noi. Non pensavo che avrei vissuto un momento tanto perfetto, ma posso dire con certezza che quei dieci minuti passati a rincorrere quei fasci di luce, sono entrati nella mia anima con una tale intensità da essere quasi disarmante.
Spero con queste parole di essere riuscita ad imbottigliare quest’esperienza e di essere riuscita a trasmettere le meravigliose sensazioni vissute. Ringrazio il Servizio Civile Internazionale, che mi ha permesso di partecipare a questo viaggio, il magnifico team di persone che mi hanno accolto al mio arrivo e che si sono prese cura di me e soprattutto ringrazio l’Islanda per essere stata così meravigliosa dal primo all’ultimo giorno.