Restiamo umani? “Era talmente chiaro che era inutile dirselo” – Testimonianza

Pubblichiamo la testimonianza di Matteo Malagoli, volontario SCI che ha partecipato quest’estate ad un campo di volontariato a Ventimiglia, nell’ambito del progetto 20k.

Arrivo a Ventimiglia una mattina torrida del 28 giugno, non so bene a cosa sto andando incontro perché è il mio primo campo di lavoro. La descrizione del sito SCI è veramente dura: solo lavoro manuale, un posto isolato, sveglia la mattina presto. Per la maggior parte è sufficiente tant’è che di 11 volontari richiesti se ne presentano solo 6, per me va bene, voglio lavorare e non pensare a nulla.

Ci troviamo nella sede di progetto 20k / infopoint Eufemia, in via tenda, siamo io, una ragazza belga Cécile, una ragazza messicana Carol, è un ragazzo ucraino Sergej: sembra una barzelletta che però non fa ridere, cerco di attaccare bottone con un inglese stentato che abitualmente non parlo, un disastro. Dopo poco ci raggiungono Nicolò e Deborah che vengono entrambi da Brescia.

Un paio di attivisti di progetto 20k, Lucio e Grazia rispettivamente di Genova e Bologna, ci accompagnano in macchina a visitare luoghi storici della migrazione a Ventimiglia. Partiamo da uno spiazzo di via tenda dove tutte le sere viene distribuito il cibo da parte di una un’associazione francese, il greto del fiume Roia dove era stato allestito un campo informale, raggiungiamo il confine con la Francia, nel tragitto intravediamo il sentiero Grimaldi usato per attraversare il confine e visitiamo velocemente Balzi Rossi che è stato un luogo molto importante nel 2015 per la rivendicazione dei diritti dei migranti.

Sembra che ci sia una relativa tranquillità, sembra un posto di villeggiatura come tanti, in macchina siamo tutti bianchi quindi non veniamo fermati al posto di blocco della frontiera, Grazia intanto ci parla del lavoro del progetto 20k: assistenza legale ai migranti, distribuzione di scarpe e abiti usati, ricarica del cellulare e pc per navigare in internet.

A poco a poco capisco come questa tranquillità é solo apparente, in realtà la gendarmeria francese presidia  quasi militarmente il sentiero Grimaldi, tutti gli treni provenienti dall’Italia vengono controllati e le persone di colore non in regola rispedite indietro, ormai è prassi comune rispedire informalmente indietro anche i minori in violazione dei trattati internazionali, ma anche noi facciamo la nostra parte con il sindaco di Ventimiglia Ioculano (in quota PD) che con un’ordinanza comunale è arrivato a vietare la distribuzione di cibo e acqua nei luoghi pubblici.

Chi pensa che la sinistra vanti una superiorità morale ha qualcosa su cui riflettere.

Più i controlli della polizia si fanno serrati più le tariffe degli zelanti passeur aumentano, in una legge di mercato anche qui ineluttabile, un tentativo ormai costa €300 e I migranti provano ogni strada… prima di andarmene sorriderò alla notizia letta sul giornale di due migranti che riescono ad arrivare sulle coste francesi con un pedalò affittato a Ventimiglia. Mitici!

A Rocchetta Nervina incontriamo altri ragazzi del progetto 20k: Luca, Stippi e Karim. Con loro raggiungiamo il campo di lavoro, il primo impatto è duro, sembra una specie di discarica o il deposito di un accumulatore seriale allestita in un bel uliveto terrazzato. Il progetto del campo di lavoro è allestire un campeggio per 40 volontari che saranno impegnati durante l’estate a Ventimiglia. E non è finita qui… il bagno è inutilizzabile, non c’è energia elettrica e acqua potabile e il posto è infestato dalle zanzare. Io sono uno zotico e non mi scompongo più di tanto, c’è giusto il tempo di montare le tende preparare la cena e fare quattro chiacchiere. La prima giornata finisce così.

Il giorno dopo la sveglia suona alle 7:30 con i rintocchi della campana, colazione abbondante e comincia il lavoro, io finisco con Karen a costruire il mobile di un lavabo. Mai fatto lavori di bricolage, lui chiama il trapano “il bucatore“, siamo una farsa però lui è simpatico e tutta la mattina ridiamo sulla nostra creazione: un mix di arte povera e suppellettile da campo profughi, tutto costruito rigorosamente con materiale di scarto, alla fine rimane in piedi e ne siamo orgogliosi. Senza accorgercene siamo diventati amici e Karim per tutto il campo sarà il mio “compagnuccio”.

I giorni seguenti arriveranno Federico, il coordinatore SCI e Alba una ragazza siciliana del progetto 20k.

La comfort zone che tutti abbiamo a casa qui non esiste, niente elettricità significa niente televisione, niente radio, niente musica, niente cellulare, niente Facebook, niente social, bisogna fare alla vecchia maniera così… si parla! e anche l’inglese un po’ alla volta si scioglie…ma bisogna anche tirare la serata e quindi inventarsi qualcosa di divertente… mi ritornano in mente i racconti di mia nonna di quando ci si trovava la sera nella stalla e i vecchi raccontavano le storie. Poi c’è sempre lo spettacolo del cielo stellato e della luna… che diventerà un appuntamento fisso tutte le sere.

Il giorno dopo si ricomincia, campana alle 7:30 e i lavori i diventano anche più pesanti: spostare cisterne giganti, riorganizzare metri cubi di attrezzi e materiali di risulta, il progetto prevede anche la costruzione di due compost toilette, delle relative compostiere, delle docce, di una nuova cucina, le scale di pietra a secco e tutto deve essere fatto con materiali di riciclo e quindi parte del lavoro e anche rovistare nel campo alla ricerca del materiale da assemblare.

Il caldo di luglio non ci dà tregua e le zanzare ci tormentano quindi decidiamo di spezzare la giornata in due e passare le ore più calde al torrente che attraversa Rocchetta. Il torrente diventa la nostra SPA (e vasca da bagno), tutti i giorni ci immergiamo nelle acque gelate e ci leviamo di dosso lo sporco e la fatica.

Per spezzare l’abitudine ci concediamo anche un pò di divertimento, un bel concerto a Dolceacqua con gli anarchici locali, una visita al borgo di Apricale, una giornata al mare a Balzi Rossi… c’è anche l’occasione per assistere alla presentazione del libro di Francesco Piobbichi e la sua esperienza sulla Open Arms. Le storie che ci riporta dal Mediterraneo ci precipitano velocemente nella realtà di quello che sta succedendo. Una carneficina quotidiana di uomini donne e bambini, i lager libici da cui i migranti escono svuotati nella migliore delle ipotesi, la violenza quotidiana sulle donne, le traversate sui gommoni che si trasformano in incubi moderni, la guerra, la fame, i soprusi

I giorni si susseguono con la consolidata routine: la mattina al lavoro, chi è di turno in cucina, il pomeriggio al torrente, la sera si lavora ancora qualche ora poi l’aperitivo, la cena, quattro chiacchiere, due risate e tutti a dormire. E arrivano finalmente bagni, docce e elettricità!

Alla fine non so com’è successo e perché ma ci capivamo, bastava uno sguardo per intenderci, nessuno veniva lasciato in disparte, Il lavoro era quasi divertente e le giornate sempre più corte, il torrente sempre più bello, al tramonto Karim ci offriva un breve concerto di Bach con il suo flauto e l’aperitivo e il cielo stellato facevano il resto.

Sarà una banalità ma forse ci siamo guardati e ognuno si è ritrovato negli occhi degli altri, quella voglia di esserci, di fare qualcosa per cambiare almeno un pezzettino di questo mondo che non funziona… e lo stavamo facendo! Al diavolo i post indignati sui social, il teatrino della politica, i radical chic da salotto. Noi ci guardavamo con i nostri martelli e avvitatori, le gambe martoriate dalle zanzare e ci riconoscevamo: con una livella, qualche pallet e un po’ di tempo avremmo raddrizzato questo mondo sghembo. Era talmente chiaro che era inutile dirselo.

Verso la fine il campo è stato ribattezzato da Franz “eremo freak” e la definizione ci calzava a pennello, in mezzo alla gente sembravamo una tribù di frikkettoni puzzolenti ma felici e segretamente progettavamo l’acquisto di un rudere per continuare l’opera di raddrizzamento.

Ma come in ogni bella favola c’è una fine e per noi era l’8 luglio, tanti saluti e arrivederci, insomma “moriamo per delle idee, vabbè, ma di morte lenta…” come diceva una famoso poeta locale.

I saluti però sono durati poco perchè dopo meno di una settimana ci siamo ritrovati quasi tutti a Ventimiglia per la manifestazione 20k del 14… senza che ci fossimo dati un appuntamento! Io da Modena, Alba da Milano, Grazia da Bologna, Luca e Stippi da Genova, Karim da un woofing e Cecile da Bruxelles!

Tutte le volte che ritrovavo qualcuno partiva la ridarella: “Ma che ci fai ancora qui?!”

Ma come ho già detto… era talmente chiaro, che era inutile dirselo.